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giovedì 1 marzo 2012

Che cosa mi manca?

   Ed ecco un tale gli si avvicinò e gli disse: «Maestro, che cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna?». Egli rispose: «Perché mi interroghi su ciò che è buono? Uno solo è buono. Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti». Ed egli chiese: «Quali?». Gesù rispose: «Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, onora il padre e la madre, ama il prossimo tuo come te stesso». Il giovane gli disse: «Ho sempre osservato tutte queste cose; che mi manca ancora?». Gli disse Gesù: «Se vuoi essere perfetto, va', vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi». Udito questo, il giovane se ne andò triste; poiché aveva molte ricchezze.

   Ecco la parabola che mi 'insegue' da un paio di settimane. Già che abbiamo appena ascoltato l'ennesima interpretazione del brano, e già che per l'ennesima volta sono sorti gli stessi dubbi, io vi propongo la mia riflessione.
   Stasera abbiamo ascoltato che il giovane in molti casi è stato interpretato come un presuntuoso, uno che già si sentiva pronto per la vita eterna e per il Regno dei Cieli. Ora, che crediate o meno nel Regno dei Cieli, vi invito a pensare alle domande che ha fatto quel ragazzetto a Gesù. La prima, con cui ha dimostrato di voler ribadire l'ovvio è stata: cosa devo fare per ottenere la vita eterna? Su, la risposta era facile, che bisogno c'era di mettersi in mostra? E invece quel giovane vuole sentire la risposta. Che, tendenzialmente è: osserva i comandamenti. Fin qui, tutto facile. Ma il giovane insiste. E quali sono 'sti comandamenti? Allora vediamo la pazienza di Gesù che, forse assecondando il giovane nel suo ragionamento, gli risponde con l'elenco dei comandamenti... che nella sostanza vuol dire: "Vivi nel rispetto degli altri." Perchè, nella sostanza, i Comandamenti sono questo: rispettare gli altri, vivere al proprio posto nella società. Rispettare le feste, onorare gli anziani, non rubare, non uccidere... c'è un sacco di gente che osserva i Comandamenti, no?
E fin qua... sembrava facile, vero? Ma il giovane insiste ancora. E dice a Gesù che lui lo fa, lui li segue già i comandamenti, da quando era piccolo. E poi? Che altro deve fare? Che cosa gli manca?
Allora Gesù, come suo solito, lo mette alla prova. Gli dice di vendere tutto, di lasciarsi tutto alle spalle e seguirlo.
   Eccoci. Eccoci al termine del viaggio che chiunque farebbe appresso a Gesù. Voglio dire... lasci tutto, lasci i tuoi averi, la tua famiglia... e poi, la casa? Chi darebbe da mangiare alla tua famiglia? Chi lavorerebbe al tuo posto? Chi... aspettate, ma è davvero questa la risposta di Gesù? Possibile che un tizio che dice a un giovinetto di prendersi cura di sua madre istighi i giovani a diventare poveri e ad abbandonare i loro affetti?
C'è qualcosa che stona, non vi pare? Lasciamoci alle spalle le interpretazioni da vita monastica e riflettiamo a mente un po' più aperta. Che vuol dire lasciarsi tutto alle spalle e seguire Cristo? Lui ci ha già detto, rispondendo alla prima domanda, che solo il Padre (Dio) è Buono (Bene). Quindi, in sostanza ci sta dicendo nient'altro di 'fare del bene', amarsi e tutte quelle cose lì che dicono tutte le religioni del mondo, no? Ma come, e allora tutta la filippica sugli averi? Ora ci arriviamo, con calma.
Pensiamo un attimo al 'tutto'. Che cos'è il tutto, per noi? Immaginiamo un momento di dover fare una scelta drastica nella nostra vita. Mettiamo la situazione più 'biblica' possibile (sono certa che troverete altri esempi che calzano).
   Voglio farmi prete. O suora, insomma, quel che è. Il che vuol dire lasciare il mio lavoro. Ok, posso accettarlo. Lasciare i miei cari. Mh... più tosta, ma li vedrò comunque, alla fine è come se andassi a lavorare in un'altra città. Dovrei lasciare i miei hobbies. Non tutti, forse, perchè alcuni potrei tenerli. Ma se credo nella mia scelta che problema c'è? Giusto. E allora che cosa brucerebbe?
Pensate a tutte le persone che dipendono da voi, ai vostri rapporti sociali, alle piccole cose che gestite quotidianamente. E poi? La gente cosa penserebbe di voi? Si fa prete? Ma è matto? Ho un amico che è andato in Venezuela, in seminario. Ci avrà pensato, a quello che potevano dire i suoi coetanei di lui, no?
Ma forse ho fatto un esempio un po' estremo, anche se... vedete bene il punto, giusto?
Non è una questione di stipendio, non è una questione di famiglia. E' una questione di immagine. Che cosa siamo, nella società? Che cosa succede quando prendiamo determinate decisioni?
In fondo, quello che siamo cchiamati a fare, di qualsiasi religione siamo, riguarda tutti quelli ch ci sono intorno. Il punto a cui vuole arrivare Gesù con quel giovane che crede di avere già tutto, non è che una provocazione. Se sei così sicuro di fare già il massimo, ti manca solo di venire con me. Facilissimo. E invece no. Invece forse c'erano delle priorità diverse. Prima 'ciò che possedeva' e poi quello che avrebbe potuto avere. Vita eterna o non vita eterna, stiamo parlando di un tipo di 'bene' più profondo della semplice convivenza civile.

   Qui stiamo parlando di amore. Il brano che ho citato viene dal Vangelo di Matteo (18° Capitolo). Nel Vangelo di Marco, dello stesso episodio si legge che durante l'incontro la differenza tra Gesù e il giovane è che Gesù gli rivolge uno sguardo d'amore. Ora... nonostante possa immaginare le battute che potrebbero venire in mente ai lettori riguardo le tendenze di Gesù, vorrei mettere l'accento su questo amore. Succede spesso che si senta parlare di amori 'ostacolati' dalle famiglie. Immagnate due novelli Giulietta e Romeo: l'amore li ha guidati fino alla fine, fino a opporsi alle loro famiglie, fino a perdere tutto. Per esperienza probabilmente sappiamo che per le persone che amiamo, primo tra tutti il compagno o la compagna della nostra vita, siamo capaci di litigare con chiunque altro, comprese le nostre famiglie, a torto o a ragione. Ecco. Il tipo di impegno che chiede Gesù non è fuori dal mondo, ma è nel mondo. Solo, cambiamdo l'ordine delle priorità. Mettendo davanti a tutto non un bene relativo allo scopo che stiamo cercando di ottenere sul momento, ma un bene più grande. Una cosa che i cristiani chiamano 'il Regno di Dio'. Realisticamente parlando, possiamo immaginare una società (partendo da una famiglia per allargarsi a una parrocchia, un quartiere, una piccola cittadina), in cui vigono regole 'naturali' di rispetto reciproco, di mutuo soccorso e di amore.
   E tutto questo parte da una cosa così piccola... 'bene'. Il semplice (se così si può dire) contrario di 'male'.

   Voglio lasciarvi con un interrogativo a cui cercherò successivamente di dare una risposta. Cosa succede quando non c'è il 'bene' intorno a noi, e le nostre lotte accanite non fanno che avvelenarci? Dobbiamo accanirci cercando di portare il 'bene' fino all'ultimo oppure in quel caso tutto ciò che vogliamo ottenere, mutato in qualcosa che somiglia pericolosamente a un'ambizione personale, rientra nelle 'cose da lasciarsi alle spalle' per seguire la via giusta, anche se apparentemente sembra essere quella dell'abbandono?

   Io non so rispondere, per ora, ma appena troverò la risposta la farò sapere anche a voi!
   Spero di avervi lasciato qualche risposta ma anche qualche dubbio in più.

   A presto!