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10/01/12: Grazie a Pietro Caruso il Blog ha un nuovo layout! Enjoy it!
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lunedì 30 agosto 2010

Il vecchio cinema Harlem

L’estate, nella periferia Nord di Roma, nella vecchia Labaro, ha un odore molto particolare. D’estate, chiudendo gli occhi, si potrebbe immaginare di essere tornati indietro nel tempo e di non essere a venti minuti dalla grande Roma. L’estate, qui, ha ancora quell’odore dolce e un po’ passato degli alberi di fico che spuntano ad ogni angolo insieme ai rovi. L’odore polveroso dei rovi ai lati della strada racconta ancora di bambini inzaccherati che si tuffano nei campi con le loro biciclette e i pantaloni corti. A volte non ci si pensa, ma la grande Flaminia corre per la maggior parte parallela al nostro Tevere, e l’estate prende anche l’odore umido e stagnante del fiume, che all’inizio e alla fine del giorno, quando il sole gioca sull’acqua rendendo ogni increspatura uno specchietto dorato, sembra quasi perdere il caratteristico colore verde-marrone torbido e denso che ha preso negli ultimi secoli. Strano a dirsi e a vedersi, ma a pochi metri dalla strada, in mezzo alle canne e ai copertoni di macchina troppo sfatti per essere raccolti dai Rom, ci sono ancora anatre, aironi e nutrie, anche se qualcuno sospetta che le nutrie siano solo grossi topi e che i Romani abbiano un po’ lasciato correre la fantasia. Guardando oltre il fiume, poi, con l’odore dei fichi intorno e il frinire delle cicale che riempie l’aria calda, si riesce quasi ad ignorare il traffico, i treni e i grandi cavalcavia del Grande Raccordo Anulare. Si dimenticano per un attimo anche i bidoni e gli ombrelli rotti, nonché gli stracci abbandonati a testimoniare la presenza recente di un campo Rom, probabilmente abbandonato in fretta e furia una di queste notti. Si, ignorando tutto questo lo sguardo si può perdere in un passato faticoso, abusivo e rurale, fatto di mattoni, canneti e campi sterminati, a guardare i resti pacifici dei grandi edifici delle vecchie fabbriche. Quando gli abusivi erano i lavoratori di fabbrica italiani che avevano a che fare con gli alleati, che fumavano, si ubriacavano ed erano molesti quanto gli attuali extracomunitari. Poi dicono che la storia non si ripete.

I padri dei giovani del quartiere raccontano ancora di come le loro nonne che lavoravano in quelle fabbriche, cuocendo mattoni, tornassero tardi a casa, dei pasti poveri e delle giornate passate a pescare giù al fiume, a cercare rospi da far esplodere sui binari, sotto le ruote del treno. Sembrano racconti d’altri tempi, tempi in cui i Colli d’Oro erano davvero dorati da Marzo a Giugno, completamente ricoperti di fiori di mimosa. Gli stessi tempi di sfortunate corse tra i rovi, inseguiti dai cani pastore o proprio dai pastori armati di bastone, sperando di tornare indietro con una manciata di more da mangiare sul muretto con gli amici, tempi in cui la notte i ragazzi facevano gare di coraggio uscendo dal vecchio cinema Harlem, perché bisognava attraversare i campi e la pineta, per tornare a casa.

Ah, il vecchio Harlem. Se gli scheletri delle fabbriche fanno buona compagnia alle rovine romane, morti silenziosi nelle loro tombe all’aperto, il vecchio cinema è un fantasma irrequieto, pieno di ricordi e vivo sotto gli sguardi di tutti quelli che vi passano davanti. Il vecchio cinema è il nostro ascoltatore ideale. Dopo aver raccontato storie d’orrore fino a morirne è in grado di giudicare con imparzialità tutto quello che sta per abbattersi sul quartiere, un piccolo angolo della città più grande d’Italia. I protagonisti di questa storia potrebbero essere i figli di quei padri che hanno avuto gli incubi dopo aver fatto la conoscenza del vecchio Freddy Krueger nell’unica sala del cinema di quartiere. O forse il protagonista è proprio il vecchio cinema, che farà da palcoscenico designato e spettatore silenzioso, i vecchi infissi polverosi socchiusi come occhi stanchi nell’afa estiva. Chissà se il poveretto, tra assi e graffiti che decorano i suoi occhi, ci veda ancora così bene.

giovedì 26 agosto 2010

Sullo scrivere

Questo post estemporaneo nasce dalla necessità profonda di rispondere a quanti mi hanno minacciata di picchiarmi (o peggio) l’ultima volta che ho comunicato al mondo la mia paranoia da: “Non so scrivere, non so scrivere, non so scrivere.”.

Io so perfettamente che c’è una buona parte dei miei amici (vi chiamo ancora così, piuttosto che ‘lettori’) che hanno leggiucchiato qualcosa di mio, perfettamente e serenamente convinta della mia follia. So anche che una buona parte di loro è sincera nell’affermare che scrivo bene. In realtà, a ben vedere, sono anche convinta di scrivere decisamente meglio della media dei vari Silvio Muccino e Fabio Volo della situazione.
Nonostante ciò permettetemi un attimo di dubbio nel considerare un paio di cose. Ad esempio: quanti miei racconti compiuti avete letto? Bravissimi, visto? Con questa domanda abbiamo centrato in pieno il punto.

Con il mio “Non so scrivere.” non sto negando la mia evidente e più che soddisfacente proprietà di linguaggio. Anche perché altrimenti non avrei di certo cominciato a scrivere un blog. Vedere le mie parole sullo schermo mi da moltissima soddisfazione e sono convinta che piacciano. Ne sono davvero convinta, altrimenti non starei qua a scrivere. Sarebbe fantastico se mi pagassero per scrivere un flusso di pensieri continuo come quello che sto scrivendo ora, non trovate?
Peccato che il mondo non funziona davvero così. Per poter sfondare, bisogna avere una storia. Non importa quanti personaggi fighissimi si sappiano inventare. Bisogna che le loro avventure abbiano un inizio, uno svolgimento, delle peripezie e una fine. Altrimenti il racconto semplicemente non funziona.
Io sono convinta di essere bravissima a mettere una parola dietro l’altra. Risulto interessante anche parlando del tempo. Ma creare un destino per delle personcine di carta? Cavolo, non riuscivo nemmeno a inventarmi storie decenti per le mie Barbie, anche se potevano diventare amazzoni e cavalcare i miei cagnolini di pelouche o avere dei bellissimi troni fatti di lego e chiamarsi Proserpina.

E’ lo stesso motivo per cui sono una pessima Narratrice. Magari riesco anche ad avere spunti interessanti e idee carine. Ma alla fine i miei giocatori si trovano sempre a girare in tondo. La ‘scena’ in se può risultare carina. Sono le meccaniche per arrivarci che non rendono.
Scrivere bene è un conto. Scrivere storie è un altro, e io sto cercando di fare proprio quello: scrivere storie. L’alternativa è darsi alla saggistica, ma la vedo dura.

Quindi, in conclusione di ciò: con la premessa che sto lavorando proprio sulla parte tecnica, partendo dalle meccaniche del racconto breve, e che le mie riflessione sulle mie capacità a) non sono frutto di follia momentanea b) non mi condurranno al suicidio, anzi, saranno costruttive.
Posso avere il mio momento di personale autocommiserazione?

Grazie a tutti.

martedì 24 agosto 2010

Il Bosco Segreto

Brucia
Nella notte un fuoco.
Arde
Nel buio una storia.
Canta
Una voce incantata.
Parla
Di una vita passata.

C’è un bosco
E c’è un sentiero.
C’è una pietra rossa
Ma non puoi prenderla.
C’è una casa
Che contiene ricordi,
Ma non puoi viverla.

C’è un fiore
Che profuma d’estate.
C’è un fiume
Nascosto nella terra.
C’è un cielo
Ma contiene solo stelle,
Perché il giorno è altrove.

C’è un bel fuoco
E puoi avvicinarti.
C’è bella compagnia
E puoi goderne.
Ci sono delle storie
E puoi ascoltarle,
Ma nessuno ti crederà, a sentirle.

C’è un sogno,
Lo stai sognando.
C’è un senso,
Dipende da te.
Ci sono le ombre
Che ti chiamano
Ma non ti vedono davvero.

C’è un mantello
Che copre la luce.
C’è un sassofono
Che suona distante.
Ci sono tre sorelle
Che sono fatte di sogno
E camminano lontane e vicine.

C’è un bosco
E c’è un viaggio
Da compiere soli.


//Ecco l'inizio. Benvenuti, finalmente!

giovedì 19 agosto 2010

Ritorno alla (ir)realtà

Detto…fatto.
Finalmente c’è la licenza Creative Commons sul blog: la vedete tutti?
Chi pensa che dovrei cominciare a scrivere cose sensate?
Chi pensa che posso continuare a blaterare di cose futili?
Chi pensa che non gliene frega proprio niente?
Chi si è stufato del gioco?

Bene.
Dopo questa citazione colta vi dedico un lampo di chiarezza avuto al rientro dalle ‘vacanze’.
Ero in treno, ancora mezza addormentata ma stranamente fresca. Me ne stavo nell’angolino, buona buona, con la mia borsetta di cuoio e la borsetta nera con Jack Skeletron, il mio innocuo portapranzo (con dentro il bento giallo con l’Happy Rabbit comprato al Romics dell’anno scorso). Me ne stavo lì a riflettere sul mio essere lì e somigliare a una qualsiasi segretaria di una qualsiasi città del mondo, solo che non era proprio così, perché in fondo io sono sempre Stefy e stavo appunto pensando che quello non era proprio il mio posto. Questi contorti pensieri metanarrativi, di prima mattina sono normalissimi. Ma non è questo il punto. Nonostante fosse il mio primo ufficiale rientro dalle ferie, mi sembrava di aver già vissuto la scena decine di volte. Infatti poi mi sono accorta di pensare qualcosa di simile a ‘cose nuove…’ e mi sono ricordata: stessa situazione del rientro a scuola. Stessa situazione di alienazione e insofferenza, stessa voglia di cambiare qualcosa, anche la minima cosa, per la disperazione della monotonia. Ve lo ricordate perché ci piaceva tanto il diario nuovo all’inizio dell’anno scolastico, meglio ancora se accompagnato da un bell’astuccio dai colori sgargianti e uno zaino nuovo di zecca? Per cambiare! Per illuderci di ricominciare qualcosa diverso, e non sempre nella stessa scuola, con gli stessi compagni di classe, di banco, di tutto!
E il mondo degli adulti – ho recentemente scoperto – è lo stesso! Mettere qualcosa di particolare nel bento, indossare una maglia nuova…cavolo, anche avere una penna nuova aiuta a fingere che non stiamo facendo tutti i giorni la stessa cosa.
Altro che The Matrix…il concetto di ‘struttura’ è radicato in noi molto più di quanto immaginiamo. La routine, la banalità, il grigiume degli uffici…annullano i neuroni della gente! Poi si chiedono perché nessuno va nei musei, perché la cultura sta morendo…non c’è più verso di pensare a cose nuove, brillanti, gioiose.
Il mio esempio? Mi alzo la mattina più o meno sempre alla stessa ora. Prendo più o meno sempre lo stesso autobus, la coincidenza con lo stesso treno, compro un cornetto nel solito bar e lo mangio per strada. Poi cammino fino in ufficio, apro la porta, poso il pranzo nel frigo, apro la finestra piccola, accendo il server, apro la finestra grande, accendo il mio pc e controllo la segreteria. Quindi mi siedo e faccio colazione. E questo solo nelle prime due ore e mezza della mia giornata: due ore e mezza che si ripetono sempre uguali! E’ totalmente folle!
Avere una routine è comodo, innegabile…soprattutto per una come me, che dimentica qualsiasi cosa le sfugga dalla vista per più di venti secondi. Però a forza di pensare “Chiavi, cellulare, altro cellulare, portafogli, portaspicci, chiavi studio, blocco appunti, penna usb, occhiali, fazzoletti…” almeno due volte al giorno, per assicurarmi di aver ricordato tutto…impazzisco!

In sostanza: perché ‘irreale’ il ritorno a lavoro?
Facile: come essere in un mondo a parte (e io me ne intendo), che non dipende assolutamente da te, non ti arricchisce se non in senso monetario, potrebbe andare avanti senza di te ed è totalmente identico a se stesso nella ripetizione quotidiana, settimanale, mensile, annuale…semplicemente irreale.

Al più presto qualche racconto o poesia,
Giurin giurello!

martedì 10 agosto 2010

S. Lorenzo

"Stai brillando!"
"Certo! Sono una stella! E cos'è che fanno le stelle? Brillano!"

Quando ero piccola ricordo che si diceva che quando la notte di S. Lorenzo vedi una stella cadente devi essere abbastanza veloce da pronunciare tre volte il tuo desiderio prima che la stella si spenga, e solo allora si avvererà.
Sono stata una bambina piena di sogni e desideri, che vedeva il volto del ragazzino che le piaceva nelle nuvole di giorno e che ripeteva tre volte il nome nella testa mentre guardava le stelle cadenti.
Triste a dirsi, ma non ha funzionato.

L'esperienza, però, mi ha insegnato a guardarmi attorno con più attenzione. Magari il vecchio detto si riferiva a qualcos'altro che non alle stelle del cielo, piccoli frammenti di ghiaccio e detriti che prendono fuoco nell'atmosfera terrestre.
Quante volte ho fatto sorridere qualcuno? Quante volte ho teso una mano? Quante volte io stessa ho aiutato un'altra persona ad esaudire il più insignificante dei desideri? E quante volte ho provato gratitudine per qualche fortunata stella che mi toglieva dai guai?
Cavolo, allora le 'stelle cadenti' lassù, che passano una volta l'anno, non devono essere le uniche capaci di esaudire i desideri!
Una volta, presa da una vena poetica che sapeva di misticismo ho scritto in un sito "Noi siamo piccole stelle che brillano di luce propria.". Da quel giorno ho scoperto che è proprio così. Umanamente e cristianamente, è una metafora perfetta. Noi, con la nostra presenza, con il nostro amore, possiamo illuminare le notti più buie, possiamo essere guide per chi ci sta intorno e possiamo aiutare ad esaudire piccoli desideri di ogni giorno. Non una volta l'anno, ma tutti i giorni possiamo sorprendere gli altri con un poco di gentilezza, con un sorriso in più.
Allora a cosa serve la notte di S. Lorenzo?

Facile: ci serve ad alzare lo sguardo verso il cielo, a guardare milioni di stelle che sono lì per noi e pensare a tutte le persone che da noi aspettano un gesto, una piccola meraviglia, un sorriso, e che in questo momento sono sotto lo stesso cielo, a guardare le stesse stelle sussurrando un nome, con una segreta speranza e una goccia di meraviglia negli occhi.
La notte di S. Lorenzo ci ricorda che siamo tutti sotto lo stesso cielo e che tutto è possibile, basta desiderarlo intensamente e volerlo giorno e notte.
La notte di S. Lorenzo ci ricorda che c'è un cielo oltre lo smog, che c'è gente che sogna ancora e che una stella disposta ad ascoltarci, prima o poi la troviamo tutti.
La notte di S. Lorenzo ci ricorda che alla gente serve guardare il cielo, almeno una volta l'anno, e chiedersi cos'è che desidera veramente.

Felice S. Lorenzo a tutti, da una stellina che fa quel che può.

domenica 8 agosto 2010

Presentazione dell'Autrice

Okay...per ingannare il tempo fino a quando riuscirò a mettere una Creative Common al blog (quindi prima di pubblicare materiale scottante) vi parlerò di me...come se già non lo facessi abbastanza spesso! Ma essere l'unica autrice di un blog galvanizza abbastanza, provare per credere!

Mi chiamo Stefania, e il mio nome mi piace molto, anche se mi presento spesso come Stefy perchè mi sembra meno formale e risponde un pò di più a quello che sono.
Il 15 Maggio ho compiuto 22 anni, il che significa che sono del Toro ("E questo dice tutto di me!" cit.) e che se a prima vista avete pensato fossi una 16enne non dovete preoccuparvi: capita a tutti.
Abito a Roma insieme alla mia famiglia: Mamma, Papà, Sorella minore e una cagnolina.
Sono una ragazza semplice, fidanzata da tre anni, a cui piacciono le cose di una volta: belle storie, tranquille serate tra amici e gonne lunghe.
Tra le altre cose sono 'una ragazza casa e chiesa', nel senso che non esco spesso per ubriacarmi la sera (anzi, attualmente non mi sono mai ubriacata e non ho mai provato a fumare niente di niente) e che vado a messa almeno una volta a settimana. Sono di istruzione cristiana cattolica, sono una fedele convinta e insegno il catechismo ai bamboccetti della parrocchia, cui voglio molto bene.
Nonostante ciò sono una persona curiosa e aperta, ho frequentato per due anni la facoltà di Lettere (Antropologia Culturale) alla Sapienza di Roma, e sono un'appassionata studiosa di Storia delle Religioni e spiritualità diverse dalla mia.
I miei hobby? Vediamo...ho studiato teatro e flauto traverso per cinque anni (quelli del liceo), colleziono flauti di legno che suono molto spesso e canto da quando sono bambina, principalmente musica sacra polifonica, dilettandomi a comporre ballate, di tanto in tanto. Quindi so cantare, suonare, recitare, comporre, disegnare, cucinare, ricamare (il punto croce va bene, ma non chiedetemi di assemblare un pantalone), ballare il liscio (nella danza sono abbastanza negata). Diciamo ch sono generalmente portata per le belle arti.
Successivamente ci sono gli interessi meno elegiaci: sono una Nerd senza speranza e un'accanita giocatrice di ruolo, soprattutto dal vivo (che mi riesce meglio). Gioco dal 2004 e non ho intenzione di smettere. Chi mi conosce sa quanto l'esperienza del gioco dal vivo mi abbia aiutata a diventare ciò che sono, infatti non smetterò mai di ringraziare tutti quelli che mi hanno accompagnata in queste avventure fuori dal comune.
Dopo la Facoltà di Lettere (che prima o poi riprenderò necessariamente), ho deciso che dovevo dare una svolta alla mia vita e crearmi una seria prospettiva per il futuro. Attualmente sto studiando Erboristeria in un corso del Comune di Roma e ho il prospetto futuro di lavorare nel campo, possibilmente aprendo una mia attività.

Ho aperto questo blog perchè mi sono recentemente resa conto che molta gente che mi conosce non ha mai letto nemmeno una delle mie poesie o qualche brano dei miei racconti. Non che sia necessariamente una colpa, ma forse sottoporre le mie creazioni a qualcun altro oltre le solite 4-5 persone mi farà capire un pò di più di quello che sto facendo! E forse farvi leggere qualcosa di mio vi farà capire un pò meglio la mia storia!
Concludo che probabilmente ognuno di voi che state leggendo sa una o due cose in più, sul mio conto, rispetto a quello che ho scritto...e così dev'essere. Qui ho scritto in modo oggettivo ciò che sono, come mi presento solitamente. Ma è ovvio che c'è molto di più, in ognuno di noi, di quanto una pagina scritta possa contenere...e grazie al cielo! Altrimenti saremmo un pò banali, non vi pare?

A questo punto, quindi, saluto tutti quelli che hanno avuto la pazienza di leggersi questa mini-biografia, che mi sono divertita a scrivere in parte per dare sfogo alle manie di grandezza che ogni brava aspirante scrittrice e giocatrice di ruolo deve necessariamente avere e in parte per dare un punto di vista unitario a tutti quelli che mi conoscono e anche a chi passerà di qui per caso.

Come si dice in altri luoghi,
"Lunghi giorni e piacevoli notti!"

sabato 7 agosto 2010

Grandi novità...

Siamo al 7 Agosto 2010 e mi sono convinta che creare un Blog è una mossa furba.
Comincerò col dire che, dannazione, non so nemmeno metterci un'immagine...quindi ci dovrò lavorare un pò.

Quindi, chiunque capiti su questa pagina prima che sia pronta...beh...dovrà avere pazienza!

Per quel che riguarda i contenuti...posso annunciare già da ora che ci saranno molte cose da leggere: giurin giurello, stavolta non abbandono il progetto. Vorrei sinceramente un pò di incoraggiamento, in questa nuova avventura che sa decisamente di follia!

"Il Bosco Segreto" prende il nome dalla mia metafora preferita...ma la conoscerete in seguito, non è ancora arrivato il momento giusto. Prendete nota delle mie parole: se continuerete a leggere questo blog, ci impegneremo insieme ad attraversare il bosco per vedere lo splendido sole che brilla oltre gli alberi. Là, proprio alla fine del sentiero, coperto da una roccia, c'è un passaggio tra i rami. Oltre ciò il Bosco finisce, le storie si fanno più vere ed il sole illumina tutti i sogni che vedono la luce.

Spero che abbiate la costanza e la voglia di accompagnarmi in un cammino fatto di fantasie, sogni e meraviglie d'ogni genere. Forse in questo luogo incontrerete personaggi che vi sono familiari. Vi prego di accoglierli con affetto. E di riservare alla vostra povera guida la premura di farle notare quando vi sta annoiando o non è puntuale.

Ma bando alle ciance, si comincia!
In bocca al lupo a me!