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giovedì 23 maggio 2013

Musica

La campanella suonò la fine di quell'infinita ora di latino. La classe grigia si animò improvvisamente, presa dall'euforia della ricreazione, e in quel momento la ragazza si riscosse dai propri pensieri. Non che avesse molto da fare, ma era curiosa. Curiosa di vedere cosa sarebbe successo nel volume del fumetto rosa che non aveva ancora cominciato. Diciassette anni e la testa fra le nuvole, com'è giusto che sia. Si lasciò superare dalla compagna di banco, con un sorriso sincero, poi si abbassò di fianco alla sedia per cercare il volumetto nella cartella, sobriamente nera, a tracolla, della Seven. Mentre era così abbassata non si sentì chiamare, ma sentì distintamente una mano posarsi - o meglio abbattersi - sulla sua, rimasta poggiata sul banco.
"Dai, muoviti, devo farti sentire una cosa!"
Alzò la testa giusto in tempo per non colpire il banco, perché il ragazzo.che la stava tirando non si curò minimamente di darle il tempo di aggirare l'ostacolo. Senza pensarci due volte, lei balzò sulla sedia su ciò era seduta fino ad un attimo prima, poi da lì sul banco e quindi giù dall'altra parte, riprendendosi dallo shock solo per essere trascinata in corsa, i lunghi riccioli che volavano dietro di lei, oltre la porta, lungo i corridoi affollati della scuola. Davanti a lei correva il suo amico, calciatore per passione, musicista di famiglia, mai stato davvero interessato allo studio. Alto e snello, pelle olivastra e capelli scuri e ricci, anche se non lunghi come quelli di lei.
"Mav, dove andiamo?"
"Aula Magna!"
Gridò lui, eccitato. Uno dei piccoli privilegi della classe artistica, l'uso dell'Aula Magna della scuola, del suo comodo parquet e del suo pianoforte a muro.
Insieme corsero in mezzo agli altri studenti per due piani, e rallentarono il passo ricomponendosi davanti all'ufficio del preside, per poi scivolare in silenzio nell'aula.
"Insomma?"
Chiese lei riprendendo fiato.
Lui rispose senza guardarla, andando con passo deciso al piano.
"Ci sono riuscito. L'ho imparata."
Si voltò, con uno dei suoi sorrisi smaglianti.
"Canta con me."
Poi cominciò a suonare, e il mondo, per quella'istante, prese a girargli intorno come se ne fosse il centro. Quindi, lui cominciò a cantare con voce profonda e dolce, come se si rivolgesse ad un bambino.
"C'è una bestia che...s'addormenterà...ogni volta che bella come sei...le sorriderai..."
Andò avanti, spronandoli con gli occhi, le dirà capaci di risvegliare la musica nella stanza vuota.
Cantò da solo la seconda strofa, per poi farle un cenno, come se servisse. Attaccarono insieme, due voci.che si conoscevano bene.
"Ti sorprenderà...come il sole ad est..."
Un sorriso condiviso, lui chiude gli occhi lasciandosi trasportare dalla melodia conosciuta.
"...quando sale su, e spalanca il blu...dell'immensità!"
Scoppiarono a ridere nello stesso momento. Lei si lasciò andare a un urletto di gioia.
"Ce l'hai fatta!"
Il mondo era più luminoso, e per quel giorno sarebbe rimasto così. Pieno di bellezza e di musica...

mercoledì 22 maggio 2013

Una Musa sì o no?

C'è chi ha un corvo parlante sulla spalla, chi ha una tizia che gira in perizoma e distrae un botto, chi si sveglia la mattina e si ricorda pezzi dei complicati sogni che ha fatto.
Va bene, ho fatto esempi un po' a caso. Sto parlando di quella cosa comunemente chiamata 'Ispirazione'. I più grandi poeti ce l'avevano, almeno così dicono loro. Nell'antichità addirittura ce n'era una per ogni arte.
Me le immagino, le ragazze, quando uno sta lì e si pianta, aspettando che l'ispirazione arrivi.
Erato, quando la cerchi che vuoi scrivere una bella poesia sull'innamorato, che dopo cinque gioiosi anni che ci provi e ci riprovi se ne sta lì col dito nella Nutella, ormai un po' sfiorita, ti guarda e scuote la testa. E l'unica cosa che ti viene in mente è: "La scrivo domani, eh."
Oppure Talia, quella simpatica, che quando cerchi di buttar giù due righe vagamente comiche se ne esce con: "E che quello farebbe ridere? 'mpegnate."
Al giorno d'oggi Clio si è trasformata in una vecchietta con gli occhiali e la voce tipo ronzio, che quando prova a dire qualcosa di innovativo assume un tono da telecronista della domenica: "E poi qualcosa attira l'attenzione dei presenti! OH CIELO! Avete sentito quel colpo? HANNO SPARATO A KENNEDY!"
E' che poverine, non sanno più che inventarsi!
Ma dobbiamo capirle. Una volta il mondo era più semplice...c'erano ancora un sacco di invenzioni da fare, un sacco di storie da raccontare... insomma, si era ancora ignoranti e tutto era un po' nuovo. Quindi era facile scrivere 'Odi et amo'. Ma adesso, che la gente i libri li vuole scrivere e non più leggere, adesso uno non sa più che inventarsi. Anche un pezzo sul caffè sembra usato, perchè ci sono talmente tanti scrittori, poeti, filosofi, giornalisti, presentatori, attori, calciatori, bambini, che hanno scritto un pezzo sul caffè, che a leggerlo sembra sempre che l'abbia già scritto qualcun altro.
Ed è così anche per le storie! Ve lo dico io, che sono libraia! "E' tipo Dan Brown." o "Uno dei tanti svedesi.".
Ormai è talmente difficile descrivere un libro, perchè dicendo banalmente 'parla di un detective molto intuitivo ma fuoricasta che ha un conto in sospeso con un ex detenuto che lui stesso ha mandato in prigione', ad esempio, uno ha descritto almeno una decina di thriller. Quindi nelle recensioni, ma anche per venderlo a un cliente, bisogna inventarsi qualcosa che colpisca. E' un po' come vendere una casa: "Guardi, Signora, è in tipico stile Mussolini, ma se ci fa caso ci sono le tendine alle finestre!"
Ormai sono rari i casi di storie originali e personaggi interessanti. Ormai tutto è riusato e riciclato. E in questo panorama poi uno si stupisce che si prendano idee dai sogni? Almeno non si è coscienti di aver fatto un collage di tre film, due libri e un fumetto per cercare di ricomporre una trama decente!
Ma è così... c'è troppo rumore di sottofondo per riuscire a sintonizzarsi ed emergere davvero. E io sto parlando di libri, ma vale per tutto. Viviamo in un mondo di protagonisti... infatti un po', le Muse, le capisco.
Pensate, poverette, come sono stressate a stare appresso a tutta sta gente.
Ma poi... ste Muse... ma se le meriteranno proprio tutti tutti? E diamogli un po' di pace, poverette. Facciamo un bel fioretto, e ogni tanto, invece di scomodarle per le nostre manie di protagonismo, proviamo un po' a soddisfarle leggendo un buon classico, ascoltando buona musica e facendoci una cultura!!!

sabato 11 maggio 2013

Rientro

Come diceva qualcuno oggi: "Mi sembra di averci lasciato qualcosa, a Vilegis. La salute, tipo."
Già, perchè ogni volta che torniamo indietro, per un po' c'è da fare i conti con l'allergia, la pioggia che ci siamo presi e il sole allucinante dei tre minuti dopo. Con il freddo della notte e il sole da Agosto di mezzogiorno. Fortunatamente nel tempo ti insegnano a portarti un set di abiti intero, per il personaggio. Il vestito lungo e smanicato per il sole, la divisa corta e comoda per quando piove e fa freddo, che non si infanga e non impiccia.
Ogni tanto mi rendo vagamente conto di quanto possa essere incomprensibile un'esperienza del genere a chi vi si avvicina per la prima volta, magari al datore di lavoro che vorrebbe capire che roba è, o al ragazzo della sorella che ancora non ha avuto modo di vedere.
E allora, cosa andiamo a fare per cinque giorni su un pezzo di prato con quattro case di legno e più di mille tende?
Bella domanda. Una volta qualcuno ha detto che è come scrivere una storia. In ottocento e passa persone? Sì, esatto. Perchè il Gioco di Ruolo, alla fine, risponde a quel bisogno che tutti abbiamo dentro di svagarci, di far finta di essere qualcun altro. C'è chi si sente frustrato per tutta la vita e chi si concede una vacanza, senza pensare a nient'altro che a sognare. Che serve, eh. Chiariamoci, serve. Fantasia senza freni per cinque giorni, problemi che non hanno niente a che vedere con il capufficio o con la rata dell'auto.
Serve. Ve lo assicuro. Uno torna a casa che nemmeno Costa Crociere.
Allora prendi, ti inventi un mondo a parte, un nome finto, prepari un costume e sali in macchina. Dopodichè sei lì. Tu e quell'altro mondo. E c'è solo una tenda entro i cui confini puoi dire: "Amore, prenditi l'antibiotico, su, che c'è l'assedio, stamattina.".
E poi per cinque giorni cosa fai? Vivi. Vivi la vita di un'altra persona, con un'ordine di priorità completamente diverso dal tuo. Alienante? Sì. Sfiancante? Molto.
Ma ho sentito gente ridere delole grandi storie, perchè il classico protagonista che si trova a doversi sacrificare per salvare il mondo risulta alieno e incomprensibile, una specie di favola per bambini. E vedere dei film sull'argomento fa ridere.
Chiaro. Ma quando sei TU che devi salvare la vita a qualcuno, e hai un nanosecondo per decidere se intervenire, se lanciare il tuo incantesimo, se buttarti in mezzo per ricevere il colpo al suo posto... è in quel momento che ti trovi davanti alla realtà del fatto e capisci come succede. E magari in quel momento sei preso dalla tua interpretazione e non ci pensi due volte. Ma poi, con calma, quando ti metti a ripensare a quello che hai fatto da casa, ci pensi. "Io lo avrei fatto, in quest'altro mondo?"
Sì, perchè confrontarsi con un personaggio della propria fantasia è anche un po' scoprire sé stessi, con i propri limiti e le proprie paure.
Una volta, giocando un personaggio, sono stata costretta a cominciare a ricordare volti e nomi delle persone. E' una cosa che nella vita reale non so fare e che ho imparato appositamente... e che poi ovviamente mi è tornata utile. In quel momento il gioco mi ha dato qualcosa: una possibilità.
Questo è il bello. Fare, scegliere, provare... ed è meglio di una droga! Dicono che drogarsi faccia 'provare sensazioni nuove'. 'Dicono' perchè non l'ho mai fatto e non ho intenzione di provare.
Però ho il Gioco di Ruolo, che mi regala davvero esperienze nuove. Nessuno si illude che siano più importanti della realtà. Ma per quanto riguarda la loro esistenza... nessuno potrà dire che non sono vere.

Per finta, per gioco, per divertimento, ma quelle cose sono cose che succedono. Poi vengono dimenticate, forse. Non tutte. Ma negli angoli dell'anima rimangono per sempre.

Diciamo grazie.