AGGIORNAMENTI

12/04/11: Si ricorda che il commento è auspicato e incoraggiato! Grazie ^_^
1/11/11: http://stefaniaricco.blogspot.com
Il link per acquistare "Il Bosco Segreto"
10/01/12: Grazie a Pietro Caruso il Blog ha un nuovo layout! Enjoy it!
12/04/13: Riorganizzazione mode: ON! Seguitemi anche da G+!

mercoledì 15 dicembre 2010

Una Lacrima


Cari Fedeli Lettori,
 vi dedico la poesia pubblicata nell'atologia poetica della Casa Editrice Aletti "Il Federiciano 2010" (Libro Giallo), e premiata con una pergamena di partecipazione di "Poeta Federiciano" l'11 Dicembre scorso. A breve metterò online anche la lettura della detta poesia concessa da me medesima durante la premiazione.

Una lacrima

Splende in quel momento
Brilla nel buio
Invisibile
Una lacrima.

Il suo sapore colpisce
Non solo il cuore.
Sale sulle labbra,
Sapore antico

Di cose mai toccate,
Sfiorate col pensiero.

Codarda la mano,
E fedele,
Che non colse quel fiore
Per reciderne la vita.

Una statua mai vista,
Un dipinto,
Che attende sotto un velo
Di non rivelarsi.

Sfortunato il maestro
Che vi rinunciò,
Accettando in silenzio
Il giudizio del Tempo.

Nessun amore
Per quell’opera triste.
Nessuna luce per un pensiero,

Creatura nata e vissuta
Solo per gli occhi
Innamorati di un uomo.

mercoledì 1 dicembre 2010

Rivolte studentesche

Sono sempre stata una ragazza asociale e menefreghista, non ho mai pensato alla politica o al futuro dell'Italia. Forse è stato un errore, ma purtroppo credo che comunque non avrei avuto la pazienza di fare qualcosa, sempre ammesso he la mia voce venisse ascoltata.
Però una testimonianza sulla scuola posso darla. Sono stata per 13 anni la prima della classe, al massimo seconda. Qusto dovrebbe far supporre che io fossi una classica secchiona. Beh, mi spiace deludervi, ma non è mai stato così. Non ho mai studiato, raramente facevo i compiti e spesso mi dedicavo ad attività creative in classe (come scrivere racconti e poesie o disegnare vignette stupide).
Avevo solo scoperto una cosa: quello che si aspettavano gli insegnanti dai miei compagni era molto, molto meno della totalità del programma. Quindi mi bastava dare uno sguardo ai libri, stare a sentire ogni tanto i professori, ed ecco che d'improvviso mi ero elevata al di sopra dello standard scadente della mia classe. L'ho sempre detto che non ero una secchiona, e la gente non si spiegava i miei voti. Rispetto a gente che a malapena sapeva tradurre 'Rosa' dal latino, una che recitava pezzi di Shakespeare e lo confrontava con Leopardi in un tema in lingua inglese sembrava un genio.
Ora: dopo questa esperienza mi chiedo come mai tanta parte delle sopracitate persone partecipasse alle varie proteste studentesche, visto che CHIARAMENTE non avevano voglia di vedere i libri nemmeno da lontano. Indovinate un pò?
Ve li dico io i problemi della scuola?

-La maggior parte degli INSEGNANTI non hanno interesse nel lavoro che fanno e non INSEGNANO;
-La maggior parte degli STUDENTI non hanno interesse nell'apprendimento e non STUDIANO;
-La maggior parte dei GENITORI difendono i figli a qualunque costo, anche se sono palesemente in torto;
-La maggior parte dei corsi di LAUREA sono inutili.

Fondamentalmente le cose sono queste.
Poi l'Italia ha problemi GRAVI riguardanti PROGRAMMI SCADENTI e RIPETITIVI, un tipo di insegnamento inefficiente e per nulla stimolante, un rapporto con i genitori controproducente. Quanti genitori dovrebbero star zitti quando gli si dice "Tuo figlio non studia, sputa in classe e picchia gli altri ragazzini, per questo NON HA il diritto di stare in classe con gli altri, di superare l'anno e conseguire il diploma. E adesso denunciami pure, ma tuo figlio rimane una capra."

Allora, idioti adulti (si, mi riferisco a molti professori), invece di protestare che non vi pagano cercate di LAVORARE.
E voi, cuccioli di idioti (si, mi riferisco a voi, finti studenti), finitela di fare casino in classe e, una volta tanto, STUDIATE.
Perchè se non vi va di studiare o insegnare, come diceva la mia professoressa migliore, andate a zappare la terra, che l'Italia ne ha tanto bisogno.

P.S.: mi fanno notare che è un problema di politica. Vero. Ma l'ho già detto che l'Italia ha grossi problemi. E se vi va davvero di studiare, fatelo. Studiate, andate a fare i politici e gli insegnanti e salvate il mondo, che è quello che serve.

martedì 30 novembre 2010

Buongiorno, mondo

Ci sono dei momenti in cui ci si sente un pò spersi, non è vero?
Quando parlo con la gente che incontro per strada, ultimamente, sembra che le cose vadano a gonfie vele. Sto facendo quello che volevo, no?
"Cavolo, hai pubblicato UN LIBRO?"
"Studi ERBORISTERIA? Ma esiste davvero? E poi che vuoi fare, l'erborista?"
No, perchè uno, notoriamente, a 23 anni -che non sa cosa fare della sua vita- passa il tempo a studiare erboristeria per sport, mica perchè vorrebbe trovare un lavoro decente e utile agli altri. E nel frattempo scrive poesie dal niente. Ma dico...c'è gente che mi conosce da secoli e mi fa "Ma dai! Mica lo sapevo che scrivevi poesie!"
Ma vabbè. Cose che capitano. Però suona bene: "Sono al secondo anno di Erboristeria e ho appena pubblicato il mio primo libro di poesie...e ultimo, anche, visto che passerò al fantasy."
Di solito glisso sul fatto che no, non frequento l'università, perchè la Sapienza ha pensato bene di chiudere la facoltà di Erboristeria l'anno scorso. Perchè, con il mio cervello, tutti si aspettavano che come minimo, mi laureassi in lettere. E poi? Fare la fine di quella povera cristiana della Prof.ssa Calcagnini, che faceva il suo lavoro egregiamente anche se si trovava davanti studenti a cui col cuore diceva: "Per piacere, considera l'idea di andare a zappare la terra, invece di star qui a disturbare la mia lezione. L'Italia ha bisogno di gente che zappa la terra, sul serio."
La verità è che non mi piace l'idea di non essere una studentessa sfaccendata della Sapienza. Mi rode vagamente a pensare che c'è gente che all'età mia non ha la minima idea di cosa voglia dire lavorare. Bello studiare e basta, no? Sarebbe molto bello svegliarsi la mattina e decidere se andare o no a sentire la lezione di letteratura...già. L'ho fatto, ed è stato bellissimo. Ma alla vita vera purtroppo non gliene frega niente se sei laureato o no. A un certo punto ti rendi conto che dovrai mangiare, in qualche modo, da grande, e laureata o meno devi saper fare qualcosa.
E io, oltre a studiare, lavorare quando posso, cercare di scrivere, cercare di realizzare i miei sogni, ho anche altre mille cose. Mille passioni, mille impegni diversi. Quando si creano problemi assurdi - e succede SEMPRE - mi alzo la mattina, vedo la mia sorellina che dorme beatamente fino alle undici e mezza, e mi viene voglia di gridare.
Ferocia? Voi dite?
Si, certe mattine è con questo spirito che dico: "Buongiorno, mondo".

mercoledì 10 novembre 2010

A 4 mani

Un piccolo esperimento che prima o poi era decisamente dovuto. Io apro il post. Ora a te la palla, cara la mia falena!

martedì 2 novembre 2010

IL BOSCO SEGRETO

Rullo di tamburi, prego...
Signore e Signori, Mesdames et Messieurs...
Ecco a voi la pagina di prevendita de "Il Bosco Segreto"!!!

http://www.altromondoeditore.com/shop/home/detail/766

Devono aver frainteso la faccenda del mio amore per la filosofia...ma posso accontentarmi!
Scaricate il prologo...vado molto fiera dell'introduzione!

Enjoy it!

(And...buy it. Seriamente: Compratelo, se avete una carta di credito. Devo raggiungere le 120 copie oppure non lo stampano!!!)

A presto!

martedì 19 ottobre 2010

La Terza Luna

La Terza Luna

I

Quando mi svegliai, quella sera, mi sembrò di essere nel posto sbagliato.
Ero nel mio letto. Intorno a me i letti vuoti delle mie Sorelle mi dicevano chiaramente che ero in ritardo. Con calma mi alzai e, senza guardarmi nemmeno una volta nello specchio, indossai i soliti abiti…e cos’altro avrei dovuto indossare?
Uscii dal dormitorio, fuori nella notte. Palme e banani e fiori colorati brillavano nella luce delle torce. Il profumo della resina bruciata dalle torce riempiva l’aria del villaggio.
Nessuno fece caso a me, che mi guardavo attorno come se improvvisamente tutto fosse nuovo, estraneo, come lontano da me. Sfiorai con la mano la corteccia di una delle Palme, mi guardai indietro e vidi che tutto era come ogni notte li. Le abitazioni di legno erano illuminate dalla luce delle fiaccole profumate, gente vestita di ogni colore girava per le strade parlando ad alta voce e ridendo senza nessuna vergogna.
Senza fretta raggiunsi la lunga scalinata che mi avrebbe portata nella piazza del Tempio, sentivo la voce del Primo Sacerdote scandire le parole di una delle Invocazioni finali. Avevo perso il Rito del Risveglio. Alzai gli occhi al cielo, era tardi. Una delle Lune stava per tramontare, la Seconda era già alta nel cielo.
Arrivai comunque in cima, spinta da uno strano istinto, semplicemente sapevo di doverlo fare. Durante il percorso incrociai lo sguardo di alcuni fratelli, che mormoravano le parole della preghiera. Pochi di loro sembrarono accorgersi della mia presenza.
La Fiamma Sacra ardeva di fronte al Primo, che cantilenava con gli occhi chiusi e le braccia tese verso il cielo. La tunica bianca risplendeva del rosso del fuoco, la scarlatta fascia sacerdotale scendeva oltre il petto, immobile, i pesanti ornamenti d’oro ammiccavano in scintillii scarlatti verso la folla di Sacerdoti e sacerdotesse li riuniti.
La serata era tranquilla, non sembrava esserci nulla di strano, o almeno non negli altri.
Quasi improvvisamente un brivido percorse la folla, sguardi nervosi vennero gettati verso le montagne. Mi strinsi nel maglione di lana dello stesso blu del mare, un po’ sbiadito dall’uso, che indossavo sopra la tunica azzurra. Nella piazza molte Sacerdotesse, come me, indossavano abiti della stessa fattura, le tuniche, semplici e grezze, erano di varie tonalità che andavano dall’azzurro scuro fino al grigio, passando per ogni colore che il cielo assume nella giornata.
Riflettendo sui Misteri del giorno, mi voltai verso le montagne, guardai le scure sagome appuntite dietro le quali il cielo era rischiarato dalla Terza Luna. Il vento gelido e cattivo che sempre la accompagnava mi artigliò il collo, insinuandosi nella veste ed arrivando sin nelle ossa, solleticandole e pungolandole fino a farmi lacrimare gli occhi. Con il cervello annebbiato da quell’improvviso quanto impossibile dolore (perché dolore era, lo sentivo nell’anima, come un intruso sgradevole e sadico) mi allontanai dalla piazza. Prima che potessi rendermene conto stavo fuggendo. Forse dalla folla di Sacerdoti, che continuavo ad urtare, forse dalla luce del fuoco sacro, forse dalle Lune che mi guardavano ghignanti nel cielo…ridevano di me?
Ma in quel momento sapevo dove andare.
II

Uscendo dall’acqua mi riempii i polmoni dell’aria calda e umida della stanza. Solo candele, grandi candele bianche, illuminavano quella stanzetta, piena del vapore proveniente dalla vasca in cui ero immersa e del silenzio delle donne che mi guardavano.
Nuda, ero appena rinata. Nuda, ora ero di fronte a loro, potevo uscire orgogliosamente dall’acqua e presentarmi, sebbene la mia non fosse stata una scelta. Loro mi guardavano, senza dire nulla. Due giovinette con i visi pallidi solcati da profonde occhiaie scure mi avvolsero in un grande telo bianco. Senza alzare lo sguardo sulle mie osservatrici mi concentrai sulla sensazione del tessuto morbido sulla mia pelle, osservai la trama perfetta del telo, e il bianco che ormai non vedevo da anni.
Mi asciugai con calma, respirando profondamente, cercando di non essere sopraffatta da quel vapore che, pur scacciando le fitte di gelo nelle ossa, minacciava di annebbiarmi i pensieri. Poi, traendo un ultimo respiro regolare, alzai lo sguardo e lasciai cadere il grande telo a terra, rimanendo ferma davanti a Loro. Erano vestite tutte di bianco, nessuna esclusa. Molte leggende mi erano state raccontate, ma non credevo che corrispondessero a verità. Bianche, incredibilmente belle, tutte contrassegnate dagli stessi due segni: i capelli biondissimi e il tatuaggio al centro del petto.
La mia pelle era ancora bianca, e così quella delle novizie, ma sapevo che ormai, dopo quel momento, nulla sarebbe potuto tornare come prima.
Una di loro, mi sembrò la più bella, così perfetta nell’aspetto e leggiadra nel movimento, si staccò dalle altre, facendo due passi verso di me.
-Lauviah, sai chi siamo?-
Chinai il capo, dolce il suono di quel nome. Forse una parte di me lo conosceva. La voce che lo aveva pronunciato era morbida, calma e risonante, autorevole e quasi secolare. Non avevo mai sentito nulla di simile, tra le mie sorelle.
Lauviah. Avrei dovuto dimenticare il vecchio nome, così aspro e duro alla pronuncia.
-Si, Signora. Mi è stato detto.-
La donna mi scrutava, sentivo il suo sguardo severo sul collo.
-Accetti di essere qui, di donarti a questo luogo e di farti portatrice dei Misteri Splendenti?-
-Si, Signora. Lo accetto.-
Una mano mi prese delicatamente il volto, le due giovani di prima mi stavano porgendo una veste che risplendeva dello stesso bianco. Solo ora notai che la donna che mi era di fronte indossava una catena d’oro e degli ornamenti della stessa fattura di quelli del Primo Sacerdote.
Mi vestii, le vesti morbide e lisce, così diverse dalla lana grezza e ruvida che avevo indossato fino a quel momento, sembravano fatte apposta per il mio corpo, scendevano in delicati panneggi sulle mie curve, esaltandole, non nascondendole come avevano fatto le informi tuniche azzurre.
Tirai un sospiro profondo, poi rialzai il capo e sistemai in una comoda crocchia i miei capelli, biondi anche loro e lisci come la preziosa seta di cui ero vestita. Lasciai ricadere le braccia lungo i fianchi, ero pronta.
Loro uscirono in una fila silenziosa davanti a me, rimasi sola con le due ragazze, che mi fecero strada lungo corridoi completamente bui fino a raggiungere una stanza, buia anche quella. Mi portarono ad un letto, morbido e già caldo, poi mi accorsi di essere rimasta sola.
E per la prima notte della mia vita dormii un sonno profondo e caldo, racchiusa in un bozzolo di seta fine e pregiata, senza ascoltare il respiro di altre persone attorno a me.
III

Il mio risveglio fu accolto da un insolito e quantomai confortante tepore, ricordo che la prima cosa che mi colpì fu la morbidezza delle lenzuola sulla pelle.
Nessuno che mi chiamava, nessun ritardo, non stavolta.
Mi alzai con calma, stiracchiandomi ancora avvolta da quel languido torpore che accompagna il sonno senza sogni e senza bruschi risvegli. Scossi dolcemente i capelli, morbidi e caldi sulla mia pelle, passai le mani sul volto e sul collo per svegliarmi.
Sentivo con chiarezza ogni più piccolo rumore, come se l’essere lontana dall’odore di resina bruciata mi avesse conferito un secondo livello di vista.
Senza rendermene conto cominciai a chiedermi se le mie Sorelle rimaste nella Notte avrebbero avuto la stessa reazione ad un cambiamento simile, e mi accorsi che non mi importava poi molto.
Misi i piedi giù dal letto, provando un piacevole brivido al contatto del freddo pavimento. L’aria della stanza era calda e leggermente profumata, non c’era odore di torce di nessun tipo, eppure un piacevole e delicato profumo si spandeva nell’aria.
Mi guardai attorno, socchiudendo gli occhi alla tenue luce che sembrava provenire da una fessura della parete, e mi accorsi di non essere sola.
-Vedere il primo risveglio nel Giorno di una nuova Accolita è sempre qualcosa di molto intimo…sei bella, Lauviah, lo sapevi?-
Arrossii involontariamente sotto quello sguardo. Era la bellissima donna che avevo identificato come Somma, che sedeva su una morbida poltrona illuminata da quella Luce dorata e chiarissima. Le risplendeva tra i capelli, acconciati in una morbida crocchia, con lunghi riccioli che scendevano sulla fronte rosea e per nulla pallida come era stata la mia.
E l’avrei ricordata così per gli anni a venire, seduta nella Luce, splendente di quell’arcana gioia che ancora non comprendevo.
Abbassai lo sguardo, e sentii chiaramente i suoi movimenti. Venne verso di me e piegò un ginocchio abbassandosi con grazia per incrociare il mio sguardo. Il suo sorriso era la cosa più bella che avessi mai visto, aveva qualcosa di luminoso che riusciva a commuovermi ogni volta che lo guardavo.
Mi prese gentilmente la mano, invitandomi ad alzarmi. Il mio cuore batteva più velocemente del normale, quella pelle era come la seta delle lenzuola, e poi era così calda…
Chiusi gli occhi per un momento, poi mi alzai seguendola.
-Signora…dove stiamo andando?-
Chiesi dopo aver attraversato dei corridoi bellissimi, con statue che ritraevano leggiadre fanciulle e i loro uomini. Tutto era avvolto di quella luce tenue e bellissima, che entrava nei miei occhi riscaldando ogni parte di me.
La Somma non rispose, ma vidi che stava sorridendo. Mi condusse avanti ancora per un poco, poi si fermò davanti ad una porta con intarsi stupendi. Mi guardò, poi aprì la porta.
Non ero preparata ad uno spettacolo simile. Eravamo sulla montagna, davanti a noi un sentiero scendeva fino alla sua base. E davanti a me c’era il cielo. La vista si annebbiò, lacrime di stupore e di felicità mi bagnarono le guance. Il cielo era azzurro chiarissimo, profondo e brillante.
E nel cielo brillava una palla di fuoco, la fonte di tutta quella Luce.
-Benvenuta nel Giorno. Il Sole ti saluta, piccola mia.-

IV

Per la prima volta vedevo la Luce , capivo cos’era il buio che aveva sempre avvolto la mia vita.
Per la prima volta sentivo un calore naturale e vedevo il colore delle cime degli alberi.
Quel paesaggio era sempre stato la, aspettando solo che io mi svegliassi al momento giusto. E non lo avevo mai visto. Quella luce bianca e metallica che aveva sempre illuminato la mia figura me lo aveva nascosto, quella stessa luce che aveva sempre mantenuto così dilatate le mie pupille, pronte a raccogliere il più fievole raggio, il più fievole contorno.
Era proprio questo che afferravo, prima: i contorni. E non le trame, i colori, se non quelli illuminati dal rosso delle torce e dal bianco delle Lune. E cos’erano quelle figure per me se non ombre? A cosa mi serviva distinguerle, se ora, ad appena un giorno dal mio risveglio in questa Luce, mi accorgevo di non aver mai riconosciuto i lineamenti, mai le sfumature della pelle, mai le espressioni dei volti, spesso indistintamente fredde, spesso nervosamente cangianti nella mutevole luce di una fiamma, calore fittizio, piccola scintilla di una luce che brillava altrove.
E questo calore, la pelle che si tinge leggermente di rosso, che brucia facendo scorrere brividi in tutto il mio corpo. Le vesti bianche che, sottili, sfiorano quel bianco velo che mi ricopre, il tessuto fresco in così dolce contrasto col calore della carne.
È questo contrasto, la possibilità di sperimentare il vento fresco sulla pelle ed allo stesso tempo il calore dell’Astro.
E Lui. Ne sono già innamorata, come potrei farne a meno?
Una volta sola l’ho visto nascondersi dietro le montagne, e quell’unica volta ho pianto, tanto forte era il desiderio di continuare a vederlo. Lasciandosi dietro una linea di sangue vermiglio, Lui è scomparso, lasciando me sola.
Ma non ho voluto incontrare la Notte , non di nuovo. E l’attesa del Giorno è stata dolce come nient’altro, piena di immagini e visioni, ore durate un solo momento, a sua volta durato ore. Poi qualcosa mi ha chiamata, svegliata, ed in ginocchio ho assistito al miracolo del Giorno.
La nascita del Sole dall’acqua, sua madre. Il tenue rosa, come pelle di neonato, mutato poi in fragile fior di pesco, ed infine in Luce pura.
In ginocchio, a braccia aperte ho aspettato il Suo caldo abbraccio. Ed è arrivato.
Ho saputo che questo è il mio posto e che il mio volto, che ho veduto per la prima volta riflesso in fine argento, è destinato a raccogliere quei raggi, a portarne i segni.
Tanta bellezza, tanta luce. Un dono, e nient’altro.
Posso ripensare al mondo di Notte in cui vivevo fino a poco tempo fa, posso ricordarlo, ma non posso rimpiangerlo. L’assenza di tutto ciò che qui è espressione di Vita mancava, niente era certo, tutto immerso in una polla d’oscurità che feriva l’anima.
Una lama argentea, ecco cosa mi ha trapassato il cuore, in quell’ultima sera. Quella Luce infine fu vera lama, metallica quanto il ferro forgiato nella Notte, creato per ferire, non per adornare vesti e corpi. E quella lama non ebbe pietà, calò sull’anello debole, perché questo ero: non sopportavo più il freddo, l’oscurità e quella parvenza di vita che la Notte riserbava ai suoi adepti, con i loro riti, le loro cantilene volte all’intorpidimento dei sensi e della mente, le loro poche, vuote parole che cadevano nelle strade notturne come pesanti macigni.
Ma ora l’azzurro del cielo mi ha liberata.

Vita da Blogger

Wow...mi sono presa un sacco di impegni da Settembre a questa parte.
Il più evidente, forse, per voi che mi seguite, è quello di scrivere un blog. Mi ero ripromessa di aggiornarlo due volte a settimana...però alla fine ho saltato un sacco di volte...ehhhh...sono una donna impegnata. Chissà se anche il blogger medio ha tutte le cose da fare che ho io.
Sapete, la prima volta che mi hanno chiamata blogger non ci ho pensato. Ma l'idea che mi da la tipica ragazza che scrive blog è quella di una un pò sfigata che si sfoga sul net. Cavolo, credevo di aver passato quella fase dopo...dopo i 16 anni. Poi mi sono fatta un gruppo di amici, ho cominciato a frequentare assiduamente la mia BFF (e quindi a sfogarmi con lei), a scrivere e...a diventare una persona meno asociale di quanto non lo fossi da piccola. Non da piccola piccola. All'asilo fomntavo rivolte maschiVSfemmine e guidavo spedizioni armando i bambini di bastoni appuntiti. No, mi riferivo al periodo fine elementari-inizio medie, quando lungi dal proseguire sulla buona strada sono diventata quasi il brutto anatroccolo della classe (incredibile, eh?).
Altra cosa che mi lascia riflettere...il gioco online by chat. Ogni volta che rimango da sola per troppo tempo ricado nella vecchia tentazione. Stavolta mi ero anche organizzata bene ma i miei buoni propositi non sono sopravvissuti al ientro di Pit. Quando puoi assare il tuo tempo svaccata sul divano del fidanzato a guardare telefilm intelligenti...perchè giocare online?
Terza cosa che ho abbandonato? Scrivere? Di nuovo? Santo cielo...ho pensato almeno un paio di storie nuove da quando è tornato Pit...ma non ho avuto il tempo di metterle nero su bianco. Non ho più il tragitto in autobus, non ho più la pausa pranzo, e devo impegnare ogni momento in casa a socializzare con i miei familiari. U-hu...devo trovare un modo, mi sa. Come dice lo zio Steve, devo trovare la mia porta da chiudere.
Poi ovviamente c'è l'impegno in parrocchia, che quest'anno fatico così tanto ad affrontare, per mille motivi. Mi sto già impegnando, ma...com potrà andare avanti? Dall'inizio dell'anno pastorale sono già stata assente...due volte. Tre se contiamo il prossimo WE a Lucca. Quattro se contiamo anche il WE dopo, al live di Alae Noctis. Mh...brutta media, prima di Natale. La cosa che mi rincuora è he quest'anno il nuovo sistema regge anche senza di me.
Non credevo che non sentirmi essenziale fosse così liberatorio.
Ma non sarà così per sempre. Dipende dagli accordi che verranno presi.
Comunque. Il quarto impegno? Il mio libro, santo cielo! Devo fare l'ultima revisione e spedire tutto al più presto, altrimenti si dimenticheranno di me...e vorrei riuscire  vederne una copia prima di Natale!
Indovinate ora che farò? Vi regalerò una piccola perla scelta attentamente e poi mi metterò a rivedere il libro, così da inviare tutto il materiale entro stasera!

A presto-presto!

lunedì 4 ottobre 2010

Aggiornamenti

Premetto che se ne avrete la pazienza, nel tempo leggerete un sacco di post con questo titolo. Dovete perdonare la mia assenza nell'ultima settimana e mezza, ma sto affrontando il classico periodo di preparazione al nuovo anno. Avete notato come pur non andando più a scuola l'anno nuovo continua a cominciare a Settembre anzichè a Gennaio?
Nello specifico, sto aspettando alcune notizie importanti. Molto importanti, per la mia vita in questo momento. Sembrerà una cosa banale, ma ho scoperto come, per l'ennesima volta, potrei rimanerci davvero, davvero male, se le cose non vanno come spero.
Che dire? Niente. Non posso dirvelo, mi dispiace. Vedete, ci sono momenti in cui, un pò per orgoglio, un pò per paura, non si possono raccontare i problemi alla prima persona che passa. Così, essendo questo un blog molto pubblico, non posso confessare le mie preoccupazioni immediate a voi, cari amici e lettori, in quanto ne va della privacy di altra gente.
E poi sarebbe scorretto da parte mia cercare di chiedere l'aiuto del pubblico, soprattutto in una situazione in cui ho fatto della mia correttezza il punto fondamentale. Umiltà e fede verrebbero meno nel momento in cui 'qualcuno' venisse a sapere quello che ho saputo io...così eccomi qua, a sfogarmi senza dire davvero cos'è che mi causa una rabbia davvero profonda.
La cosa che trovo assurda è che le uniche persone che potrebbero aiutarmi sono quelle che risentirebbero di più nell'evoluzione attuale degli eventi. E sono le uniche a cui non ho il coraggio di dire niente.
Adesso devo trovare un'argomentazione valida che mi disincagli dal problema oppure trovare la forza e la costanza di tener fede ad una promessa.
Sperate con me che tutto vada nel migliore dei modi, vi prego. Mi sono stufata di fare a capocciate col mondo.

giovedì 23 settembre 2010

Citazioni da "Le Volte di Fuoco" di David Eddings (Parte I - sulla politica)

Questo, a mio avviso, è uno dei pezzi migliori che siano mai stati scritti. Un discorso sorprendentemente attuale e affascinante!!!

«Sono felice di scoprire che tutti gli uomini sono ugualmente spregevoli. Disperavo ormai di riuscire a trovare un difetto nella razza styric, ma oggi ho scoperto che, presi in massa, siete come tutti gli altri uomini. La palese bigotteria che avete mostrato qui questo pomeriggio mi ha risollevato dalla disperazione e mi ha riempito il cuore di gioia. È un'estasi di felicità scoprire questo letamaio di avvelenata malvagità nascosto nell'anima styric, poiché prova una volta per tutte che gli uomini sono tutti uguali, senza distinzione di razza. Mi deludete, miei cari fratelli. Un bambino eléne saprebbe trovare insulti più fantasiosi. Davvero questo è il meglio che tutta la saggezza di Styricum riesce a produrre? Davvero non sapete dire altro che 'bastardo eléne'? In effetti, io non lo ritengo nemmeno un insulto, poiché nel mio caso particolare corrisponde alla verità. Sono anche un ladro e un assassino, dedito a un gran numero di ripugnanti abitudini. Ho commesso crimini per cui non esiste nemmeno un nome, e voi credete che i vostri scialbi, miseri insulti possano turbarmi? Qualcuno tra voi può sollevare un'accusa seria prima che io passi a esaminare i vostri difetti?»
«Ci avete reso schiavi!»
«Non io, amico. Io di schiavi non ne voglio. Bisogna dar loro da mangiare, sapete... anche se non lavorano. E allora, veniamo al dunque. Abbiamo stabilito che sono un ladro, un assassino e un bastardo, ma voi? Vi offendereste se vi chiamassi 'piagnoni'? Voi styric frignate di continuo. Vi siete compilati un bell'elenco di tutti i maltrattamenti che avete subito nelle ultime migliaia di anni e godete di un piacere perverso nel sedervi in angoli bui e puzzolenti a rigurgitare il passato e a rimasticarvelo come vomito stantio. Incolpate gli eléne di tutti i vostri problemi. Vi sorprenderebbe scoprire che io non mi sento in colpa per la situazione degli styric? Ho già abbastanza sensi di colpa per ciò che ho fatto senza dovermi battere il petto pensando a cose accadute un millennio prima che nascessi. Sinceramente, amici miei, tutte queste facce da martiri mi annoiano. Non vi stancate mai di compatirvi? E adesso vi offenderò ancor di più arrivando dritto al punto: se volete piagnucolare, fate pure. Vi stiamo offrendo l'opportunità di unirvi a noi nell'affrontare un nemico comune. Ma è soltanto per cortesia, sapete, perché in verità non abbiamo bisogno di voi. Ricordatevelo bene: noi non abbiamo bisogno di voi. Per essere precisi, ci siete d'impaccio. Ho udito un paio di ritardati mentali in questa assemblea suggerire un'alleanza con il nostro nemico. Che cosa vi fa pensare che lui vi voglia come alleati? D'altra parte, il popolo eléne probabilmente sarebbe più che felice di vedervi tentare una strada simile, poiché così avrebbe la scusa per massacrare tutti gli styric che vivono tra qui e gli Stretti di Thalesia. Unirvi a noi non vi assicura la scomparsa dei pregiudizi eléne, ma allearvi ai nostri nemici vi garantisce che nel giro di dieci anni non ci sarà più uno styric vivo in tutti i regni eléne del mondo.»
[Stragen al Consiglio dei Mille di Styricum, "Le Volte di Fuoco" - David Eddings]

Aggiungo un paio di chicche sulla politica, dallo stesso libro.

Lenda: «Vostra maestà non potete rivolgervi all'arciprelato con questo linguaggio! Gli avete detto di tutto tranne che è un ladro e un farabutto.»
Ehlana: «Oh, volete dire che me lo sono dimenticato? Che sbadata.»

Platime: «Non è un bene per voi aristocratici darvi alla criminalità. Cercate sempre di mischiarci anche la politica.»
Ehlana: «Ma mio caro Platime, pensavo che lo sapeste: la politica è un crimine.»

Emban: «Vostra maestà, ho l'onore di presentarvi sua eccellenza l'ambasciatore Oscagne, rappresentante della corte imperiale di Matherion.»
Oscagne: «La divina presenza di vostra maestà mi estasia.»
Ehlana: «Non vi sembra un tantino esagerato, vostra eccellenza?»

Dolmant: «Sparhawk, se io vi ordinassi di andare a Matherion ma vostra moglie vi ordinasse di restare a casa, che cosa fareste?»
Sparhawk: «Probabilmente mi ritirerei in un monastero a invocare la guida di dio per parecchi anni a venire.»

Ehlana: «Che cosa gli avete detto, Stragen?»
Stragen: «Li ho insultati. A tutti i livelli possibili. Poi li ho minacciati di estinguere la loro razza e infine li ho invitati a firmare un trattato di alleanza.»

giovedì 16 settembre 2010

News

Avevo detto che sarei stata costante, ed eccomi qua. 8 giorni dall'ultimo post. Spero non siano troppi. Nel frattempo il problema è che, essendo in fase pesantemente riflessivo-organizzativa, non ho potuto scrivere nulla di serio, a parte il Background del nuovo personaggio, che non credo vi interessi così tanto.
Per di più sono tornati tutti: sia il capo (che mi toglie tempo in ufficio, com'è ovvio e giusto che sia) che il moroso (che mi toglie tempo a casa, com'è ovvio e giusto che sia).
Adesso in pratica sto aspettando di smettere di lavorare per riuscire a dedicarmi ai mille progetti che mi avete vista iniziare. Ma vi pare normale?
A me no. Infatti rimedierò presto al problema. Se ho intenzione di rimanere disoccupata apposta per scrivere? No, certo che no. Non sono nelle condizioni economiche adatte per ora. In compenso ho seriamente intenzione di pubblicare le mie poesie, che ne dite?
I miei amici continuano ad incoraggiarmi...quindi, visto che l'offerta che mi hanno fatto è la migliore che io abbia ricevuto finora...nonchè perfettamente abbordabile per le mie condizioni economiche...credo proprio che ci proverò. Questo vorrà dire che dovrò prendere quello che scrivo più sul serio. Inventarmi una motivazione e una fonte d'ispirazione. Qualcuno potrebbe risentirsi di un'intervista che comincia con:
"Ma insomma, da dove prende le sue poesie? Quando le ha scritte?"
"Mah...alcune invece di ascoltare le lezioni al liceo, altre in autobus la mattina...le migliori facendo sega a scuola."
Proprio un'autrice ispirata, insomma.
Nel frattempo, qualcuno mi ha detto qualcosa a proposito di un certo copyright inesistente...quindi...credo proprio che prenderò in mano le mie belle 110 pagine e ne farà almeno un 3-400...puro e sano fantasy con una protagonista d'eccezione. Vi do due indizi: è piccola e verde!

Vediamo. Sono le 22.06. Credo che per non sbagliare andrò a lavarmi i denti e la faccia. Poi, tempo di mettere il pigiama, dovrebbe chiamarmi Pietro. A quel punto potrò andare a dormire tranquilla. Considerato che domani mi aspettano una bella discussione con il commesso della banca e una bellissima fila alla posta come priorità...farò meglio a sbrigarmi, che ne dite?
Quindi, per tornare alle vecchie tradizioni:

"Che la notte vi copra col suo manto stellato e la luce della luna protegga i vostri sogni."

mercoledì 8 settembre 2010

Tramonto rosso

Scusandomi per l'attesa, vi regalo un Inizio scritto quest'inverno in metro, tratto Circo Massimo-Termini. Buona lettura!

Tramonto rosso

Nel giorno che oggi conosciamo come quello del Tramonto, che precedette la fine della sua eternità, Roma fu bella come mai lo era stata. La morte della città eterna non fu brutale e catastrofica. O spettacolare come quella di molte altre, che si erano spente come può spegnersi un fuoco d’artificio: “col botto”.
No, la fine di Roma fu quella silenziosa e pacifica di un malato terminale. Con due o tre colpi di tosse insanguinata, magari, di cui pochi si accorsero prima che fosse troppo tardi.
Per fare qualcosa, dite?
Oh, no. Certo che no: nessuno avrebbe potuto impedire niente di quello che venne dopo.
Troppo tardi per mettersi salvo, intendevo.
E’ un dato di fatto che le città abbiano una vita e uno spirito. Prendete ad esempio Monasterace, in provincia di Catanzaro. Quest’anno, come ogni anno, il mare se n’è portato via un altro pezzetto. Se la conosceste potreste immaginare il suo spirito come quello di un signore anziano, con la pelle resa coriacea dal sole e dalla fatica, i capelli bianchi, corti, incrostati di salsedine, con una canottiera bianca e zoccoli di legno ai piedi rovinati. Un signore che fa fatica ad andare avanti e che non sa nemmeno cosa sia un cinema. Abbastanza facile da immaginare, no?
Premesso questo, potete immaginare lo sconcerto di chi era in grado di scorgerlo nel vedere lo spirito di una città come Roma, eterna e bellissima, decadere, lottare contro i suoi figli e quindi ammalarsi -forse di delusione- per poi cominciare a morire lentamente. E la disperazione di riconoscere un rantolo di morte, prima della fine. Come vedere quel grumo di sangue sputato sul fazzoletto bianco.
Io lo so. Io c’ero. Io l’ho vista morire, quella bellezza di città. Come sono scampata?
Facile: ero su un treno che mi stava portando via da lì. Sono stata fortunata, in un certo senso. Ma in fondo aver visto morire una cosa così grande, così antica e potente, mi ha segnata per sempre.
Se sto scrivendo queste parole, se sto raccontando tutto questo, è perché non voglio che accada di nuovo, benché comprenda perfettamente che probabilmente sta già succedendo altrove, come una malattia che dilaga, non solo in questo paese maledetto.
Ma i giornali non ne parlano. Come potrebbero farlo? Esiste qualcuno di così folle da scrivere un coccodrillo per la propria città natale, in previsione del suo “spegnersi circondata dall’affetto dei cari, dopo lunga e sofferta malattia”?
No. Certo che no. Quindi eccomi qui a raccontare la sua storia.

lunedì 30 agosto 2010

Il vecchio cinema Harlem

L’estate, nella periferia Nord di Roma, nella vecchia Labaro, ha un odore molto particolare. D’estate, chiudendo gli occhi, si potrebbe immaginare di essere tornati indietro nel tempo e di non essere a venti minuti dalla grande Roma. L’estate, qui, ha ancora quell’odore dolce e un po’ passato degli alberi di fico che spuntano ad ogni angolo insieme ai rovi. L’odore polveroso dei rovi ai lati della strada racconta ancora di bambini inzaccherati che si tuffano nei campi con le loro biciclette e i pantaloni corti. A volte non ci si pensa, ma la grande Flaminia corre per la maggior parte parallela al nostro Tevere, e l’estate prende anche l’odore umido e stagnante del fiume, che all’inizio e alla fine del giorno, quando il sole gioca sull’acqua rendendo ogni increspatura uno specchietto dorato, sembra quasi perdere il caratteristico colore verde-marrone torbido e denso che ha preso negli ultimi secoli. Strano a dirsi e a vedersi, ma a pochi metri dalla strada, in mezzo alle canne e ai copertoni di macchina troppo sfatti per essere raccolti dai Rom, ci sono ancora anatre, aironi e nutrie, anche se qualcuno sospetta che le nutrie siano solo grossi topi e che i Romani abbiano un po’ lasciato correre la fantasia. Guardando oltre il fiume, poi, con l’odore dei fichi intorno e il frinire delle cicale che riempie l’aria calda, si riesce quasi ad ignorare il traffico, i treni e i grandi cavalcavia del Grande Raccordo Anulare. Si dimenticano per un attimo anche i bidoni e gli ombrelli rotti, nonché gli stracci abbandonati a testimoniare la presenza recente di un campo Rom, probabilmente abbandonato in fretta e furia una di queste notti. Si, ignorando tutto questo lo sguardo si può perdere in un passato faticoso, abusivo e rurale, fatto di mattoni, canneti e campi sterminati, a guardare i resti pacifici dei grandi edifici delle vecchie fabbriche. Quando gli abusivi erano i lavoratori di fabbrica italiani che avevano a che fare con gli alleati, che fumavano, si ubriacavano ed erano molesti quanto gli attuali extracomunitari. Poi dicono che la storia non si ripete.

I padri dei giovani del quartiere raccontano ancora di come le loro nonne che lavoravano in quelle fabbriche, cuocendo mattoni, tornassero tardi a casa, dei pasti poveri e delle giornate passate a pescare giù al fiume, a cercare rospi da far esplodere sui binari, sotto le ruote del treno. Sembrano racconti d’altri tempi, tempi in cui i Colli d’Oro erano davvero dorati da Marzo a Giugno, completamente ricoperti di fiori di mimosa. Gli stessi tempi di sfortunate corse tra i rovi, inseguiti dai cani pastore o proprio dai pastori armati di bastone, sperando di tornare indietro con una manciata di more da mangiare sul muretto con gli amici, tempi in cui la notte i ragazzi facevano gare di coraggio uscendo dal vecchio cinema Harlem, perché bisognava attraversare i campi e la pineta, per tornare a casa.

Ah, il vecchio Harlem. Se gli scheletri delle fabbriche fanno buona compagnia alle rovine romane, morti silenziosi nelle loro tombe all’aperto, il vecchio cinema è un fantasma irrequieto, pieno di ricordi e vivo sotto gli sguardi di tutti quelli che vi passano davanti. Il vecchio cinema è il nostro ascoltatore ideale. Dopo aver raccontato storie d’orrore fino a morirne è in grado di giudicare con imparzialità tutto quello che sta per abbattersi sul quartiere, un piccolo angolo della città più grande d’Italia. I protagonisti di questa storia potrebbero essere i figli di quei padri che hanno avuto gli incubi dopo aver fatto la conoscenza del vecchio Freddy Krueger nell’unica sala del cinema di quartiere. O forse il protagonista è proprio il vecchio cinema, che farà da palcoscenico designato e spettatore silenzioso, i vecchi infissi polverosi socchiusi come occhi stanchi nell’afa estiva. Chissà se il poveretto, tra assi e graffiti che decorano i suoi occhi, ci veda ancora così bene.

giovedì 26 agosto 2010

Sullo scrivere

Questo post estemporaneo nasce dalla necessità profonda di rispondere a quanti mi hanno minacciata di picchiarmi (o peggio) l’ultima volta che ho comunicato al mondo la mia paranoia da: “Non so scrivere, non so scrivere, non so scrivere.”.

Io so perfettamente che c’è una buona parte dei miei amici (vi chiamo ancora così, piuttosto che ‘lettori’) che hanno leggiucchiato qualcosa di mio, perfettamente e serenamente convinta della mia follia. So anche che una buona parte di loro è sincera nell’affermare che scrivo bene. In realtà, a ben vedere, sono anche convinta di scrivere decisamente meglio della media dei vari Silvio Muccino e Fabio Volo della situazione.
Nonostante ciò permettetemi un attimo di dubbio nel considerare un paio di cose. Ad esempio: quanti miei racconti compiuti avete letto? Bravissimi, visto? Con questa domanda abbiamo centrato in pieno il punto.

Con il mio “Non so scrivere.” non sto negando la mia evidente e più che soddisfacente proprietà di linguaggio. Anche perché altrimenti non avrei di certo cominciato a scrivere un blog. Vedere le mie parole sullo schermo mi da moltissima soddisfazione e sono convinta che piacciano. Ne sono davvero convinta, altrimenti non starei qua a scrivere. Sarebbe fantastico se mi pagassero per scrivere un flusso di pensieri continuo come quello che sto scrivendo ora, non trovate?
Peccato che il mondo non funziona davvero così. Per poter sfondare, bisogna avere una storia. Non importa quanti personaggi fighissimi si sappiano inventare. Bisogna che le loro avventure abbiano un inizio, uno svolgimento, delle peripezie e una fine. Altrimenti il racconto semplicemente non funziona.
Io sono convinta di essere bravissima a mettere una parola dietro l’altra. Risulto interessante anche parlando del tempo. Ma creare un destino per delle personcine di carta? Cavolo, non riuscivo nemmeno a inventarmi storie decenti per le mie Barbie, anche se potevano diventare amazzoni e cavalcare i miei cagnolini di pelouche o avere dei bellissimi troni fatti di lego e chiamarsi Proserpina.

E’ lo stesso motivo per cui sono una pessima Narratrice. Magari riesco anche ad avere spunti interessanti e idee carine. Ma alla fine i miei giocatori si trovano sempre a girare in tondo. La ‘scena’ in se può risultare carina. Sono le meccaniche per arrivarci che non rendono.
Scrivere bene è un conto. Scrivere storie è un altro, e io sto cercando di fare proprio quello: scrivere storie. L’alternativa è darsi alla saggistica, ma la vedo dura.

Quindi, in conclusione di ciò: con la premessa che sto lavorando proprio sulla parte tecnica, partendo dalle meccaniche del racconto breve, e che le mie riflessione sulle mie capacità a) non sono frutto di follia momentanea b) non mi condurranno al suicidio, anzi, saranno costruttive.
Posso avere il mio momento di personale autocommiserazione?

Grazie a tutti.

martedì 24 agosto 2010

Il Bosco Segreto

Brucia
Nella notte un fuoco.
Arde
Nel buio una storia.
Canta
Una voce incantata.
Parla
Di una vita passata.

C’è un bosco
E c’è un sentiero.
C’è una pietra rossa
Ma non puoi prenderla.
C’è una casa
Che contiene ricordi,
Ma non puoi viverla.

C’è un fiore
Che profuma d’estate.
C’è un fiume
Nascosto nella terra.
C’è un cielo
Ma contiene solo stelle,
Perché il giorno è altrove.

C’è un bel fuoco
E puoi avvicinarti.
C’è bella compagnia
E puoi goderne.
Ci sono delle storie
E puoi ascoltarle,
Ma nessuno ti crederà, a sentirle.

C’è un sogno,
Lo stai sognando.
C’è un senso,
Dipende da te.
Ci sono le ombre
Che ti chiamano
Ma non ti vedono davvero.

C’è un mantello
Che copre la luce.
C’è un sassofono
Che suona distante.
Ci sono tre sorelle
Che sono fatte di sogno
E camminano lontane e vicine.

C’è un bosco
E c’è un viaggio
Da compiere soli.


//Ecco l'inizio. Benvenuti, finalmente!

giovedì 19 agosto 2010

Ritorno alla (ir)realtà

Detto…fatto.
Finalmente c’è la licenza Creative Commons sul blog: la vedete tutti?
Chi pensa che dovrei cominciare a scrivere cose sensate?
Chi pensa che posso continuare a blaterare di cose futili?
Chi pensa che non gliene frega proprio niente?
Chi si è stufato del gioco?

Bene.
Dopo questa citazione colta vi dedico un lampo di chiarezza avuto al rientro dalle ‘vacanze’.
Ero in treno, ancora mezza addormentata ma stranamente fresca. Me ne stavo nell’angolino, buona buona, con la mia borsetta di cuoio e la borsetta nera con Jack Skeletron, il mio innocuo portapranzo (con dentro il bento giallo con l’Happy Rabbit comprato al Romics dell’anno scorso). Me ne stavo lì a riflettere sul mio essere lì e somigliare a una qualsiasi segretaria di una qualsiasi città del mondo, solo che non era proprio così, perché in fondo io sono sempre Stefy e stavo appunto pensando che quello non era proprio il mio posto. Questi contorti pensieri metanarrativi, di prima mattina sono normalissimi. Ma non è questo il punto. Nonostante fosse il mio primo ufficiale rientro dalle ferie, mi sembrava di aver già vissuto la scena decine di volte. Infatti poi mi sono accorta di pensare qualcosa di simile a ‘cose nuove…’ e mi sono ricordata: stessa situazione del rientro a scuola. Stessa situazione di alienazione e insofferenza, stessa voglia di cambiare qualcosa, anche la minima cosa, per la disperazione della monotonia. Ve lo ricordate perché ci piaceva tanto il diario nuovo all’inizio dell’anno scolastico, meglio ancora se accompagnato da un bell’astuccio dai colori sgargianti e uno zaino nuovo di zecca? Per cambiare! Per illuderci di ricominciare qualcosa diverso, e non sempre nella stessa scuola, con gli stessi compagni di classe, di banco, di tutto!
E il mondo degli adulti – ho recentemente scoperto – è lo stesso! Mettere qualcosa di particolare nel bento, indossare una maglia nuova…cavolo, anche avere una penna nuova aiuta a fingere che non stiamo facendo tutti i giorni la stessa cosa.
Altro che The Matrix…il concetto di ‘struttura’ è radicato in noi molto più di quanto immaginiamo. La routine, la banalità, il grigiume degli uffici…annullano i neuroni della gente! Poi si chiedono perché nessuno va nei musei, perché la cultura sta morendo…non c’è più verso di pensare a cose nuove, brillanti, gioiose.
Il mio esempio? Mi alzo la mattina più o meno sempre alla stessa ora. Prendo più o meno sempre lo stesso autobus, la coincidenza con lo stesso treno, compro un cornetto nel solito bar e lo mangio per strada. Poi cammino fino in ufficio, apro la porta, poso il pranzo nel frigo, apro la finestra piccola, accendo il server, apro la finestra grande, accendo il mio pc e controllo la segreteria. Quindi mi siedo e faccio colazione. E questo solo nelle prime due ore e mezza della mia giornata: due ore e mezza che si ripetono sempre uguali! E’ totalmente folle!
Avere una routine è comodo, innegabile…soprattutto per una come me, che dimentica qualsiasi cosa le sfugga dalla vista per più di venti secondi. Però a forza di pensare “Chiavi, cellulare, altro cellulare, portafogli, portaspicci, chiavi studio, blocco appunti, penna usb, occhiali, fazzoletti…” almeno due volte al giorno, per assicurarmi di aver ricordato tutto…impazzisco!

In sostanza: perché ‘irreale’ il ritorno a lavoro?
Facile: come essere in un mondo a parte (e io me ne intendo), che non dipende assolutamente da te, non ti arricchisce se non in senso monetario, potrebbe andare avanti senza di te ed è totalmente identico a se stesso nella ripetizione quotidiana, settimanale, mensile, annuale…semplicemente irreale.

Al più presto qualche racconto o poesia,
Giurin giurello!

martedì 10 agosto 2010

S. Lorenzo

"Stai brillando!"
"Certo! Sono una stella! E cos'è che fanno le stelle? Brillano!"

Quando ero piccola ricordo che si diceva che quando la notte di S. Lorenzo vedi una stella cadente devi essere abbastanza veloce da pronunciare tre volte il tuo desiderio prima che la stella si spenga, e solo allora si avvererà.
Sono stata una bambina piena di sogni e desideri, che vedeva il volto del ragazzino che le piaceva nelle nuvole di giorno e che ripeteva tre volte il nome nella testa mentre guardava le stelle cadenti.
Triste a dirsi, ma non ha funzionato.

L'esperienza, però, mi ha insegnato a guardarmi attorno con più attenzione. Magari il vecchio detto si riferiva a qualcos'altro che non alle stelle del cielo, piccoli frammenti di ghiaccio e detriti che prendono fuoco nell'atmosfera terrestre.
Quante volte ho fatto sorridere qualcuno? Quante volte ho teso una mano? Quante volte io stessa ho aiutato un'altra persona ad esaudire il più insignificante dei desideri? E quante volte ho provato gratitudine per qualche fortunata stella che mi toglieva dai guai?
Cavolo, allora le 'stelle cadenti' lassù, che passano una volta l'anno, non devono essere le uniche capaci di esaudire i desideri!
Una volta, presa da una vena poetica che sapeva di misticismo ho scritto in un sito "Noi siamo piccole stelle che brillano di luce propria.". Da quel giorno ho scoperto che è proprio così. Umanamente e cristianamente, è una metafora perfetta. Noi, con la nostra presenza, con il nostro amore, possiamo illuminare le notti più buie, possiamo essere guide per chi ci sta intorno e possiamo aiutare ad esaudire piccoli desideri di ogni giorno. Non una volta l'anno, ma tutti i giorni possiamo sorprendere gli altri con un poco di gentilezza, con un sorriso in più.
Allora a cosa serve la notte di S. Lorenzo?

Facile: ci serve ad alzare lo sguardo verso il cielo, a guardare milioni di stelle che sono lì per noi e pensare a tutte le persone che da noi aspettano un gesto, una piccola meraviglia, un sorriso, e che in questo momento sono sotto lo stesso cielo, a guardare le stesse stelle sussurrando un nome, con una segreta speranza e una goccia di meraviglia negli occhi.
La notte di S. Lorenzo ci ricorda che siamo tutti sotto lo stesso cielo e che tutto è possibile, basta desiderarlo intensamente e volerlo giorno e notte.
La notte di S. Lorenzo ci ricorda che c'è un cielo oltre lo smog, che c'è gente che sogna ancora e che una stella disposta ad ascoltarci, prima o poi la troviamo tutti.
La notte di S. Lorenzo ci ricorda che alla gente serve guardare il cielo, almeno una volta l'anno, e chiedersi cos'è che desidera veramente.

Felice S. Lorenzo a tutti, da una stellina che fa quel che può.

domenica 8 agosto 2010

Presentazione dell'Autrice

Okay...per ingannare il tempo fino a quando riuscirò a mettere una Creative Common al blog (quindi prima di pubblicare materiale scottante) vi parlerò di me...come se già non lo facessi abbastanza spesso! Ma essere l'unica autrice di un blog galvanizza abbastanza, provare per credere!

Mi chiamo Stefania, e il mio nome mi piace molto, anche se mi presento spesso come Stefy perchè mi sembra meno formale e risponde un pò di più a quello che sono.
Il 15 Maggio ho compiuto 22 anni, il che significa che sono del Toro ("E questo dice tutto di me!" cit.) e che se a prima vista avete pensato fossi una 16enne non dovete preoccuparvi: capita a tutti.
Abito a Roma insieme alla mia famiglia: Mamma, Papà, Sorella minore e una cagnolina.
Sono una ragazza semplice, fidanzata da tre anni, a cui piacciono le cose di una volta: belle storie, tranquille serate tra amici e gonne lunghe.
Tra le altre cose sono 'una ragazza casa e chiesa', nel senso che non esco spesso per ubriacarmi la sera (anzi, attualmente non mi sono mai ubriacata e non ho mai provato a fumare niente di niente) e che vado a messa almeno una volta a settimana. Sono di istruzione cristiana cattolica, sono una fedele convinta e insegno il catechismo ai bamboccetti della parrocchia, cui voglio molto bene.
Nonostante ciò sono una persona curiosa e aperta, ho frequentato per due anni la facoltà di Lettere (Antropologia Culturale) alla Sapienza di Roma, e sono un'appassionata studiosa di Storia delle Religioni e spiritualità diverse dalla mia.
I miei hobby? Vediamo...ho studiato teatro e flauto traverso per cinque anni (quelli del liceo), colleziono flauti di legno che suono molto spesso e canto da quando sono bambina, principalmente musica sacra polifonica, dilettandomi a comporre ballate, di tanto in tanto. Quindi so cantare, suonare, recitare, comporre, disegnare, cucinare, ricamare (il punto croce va bene, ma non chiedetemi di assemblare un pantalone), ballare il liscio (nella danza sono abbastanza negata). Diciamo ch sono generalmente portata per le belle arti.
Successivamente ci sono gli interessi meno elegiaci: sono una Nerd senza speranza e un'accanita giocatrice di ruolo, soprattutto dal vivo (che mi riesce meglio). Gioco dal 2004 e non ho intenzione di smettere. Chi mi conosce sa quanto l'esperienza del gioco dal vivo mi abbia aiutata a diventare ciò che sono, infatti non smetterò mai di ringraziare tutti quelli che mi hanno accompagnata in queste avventure fuori dal comune.
Dopo la Facoltà di Lettere (che prima o poi riprenderò necessariamente), ho deciso che dovevo dare una svolta alla mia vita e crearmi una seria prospettiva per il futuro. Attualmente sto studiando Erboristeria in un corso del Comune di Roma e ho il prospetto futuro di lavorare nel campo, possibilmente aprendo una mia attività.

Ho aperto questo blog perchè mi sono recentemente resa conto che molta gente che mi conosce non ha mai letto nemmeno una delle mie poesie o qualche brano dei miei racconti. Non che sia necessariamente una colpa, ma forse sottoporre le mie creazioni a qualcun altro oltre le solite 4-5 persone mi farà capire un pò di più di quello che sto facendo! E forse farvi leggere qualcosa di mio vi farà capire un pò meglio la mia storia!
Concludo che probabilmente ognuno di voi che state leggendo sa una o due cose in più, sul mio conto, rispetto a quello che ho scritto...e così dev'essere. Qui ho scritto in modo oggettivo ciò che sono, come mi presento solitamente. Ma è ovvio che c'è molto di più, in ognuno di noi, di quanto una pagina scritta possa contenere...e grazie al cielo! Altrimenti saremmo un pò banali, non vi pare?

A questo punto, quindi, saluto tutti quelli che hanno avuto la pazienza di leggersi questa mini-biografia, che mi sono divertita a scrivere in parte per dare sfogo alle manie di grandezza che ogni brava aspirante scrittrice e giocatrice di ruolo deve necessariamente avere e in parte per dare un punto di vista unitario a tutti quelli che mi conoscono e anche a chi passerà di qui per caso.

Come si dice in altri luoghi,
"Lunghi giorni e piacevoli notti!"

sabato 7 agosto 2010

Grandi novità...

Siamo al 7 Agosto 2010 e mi sono convinta che creare un Blog è una mossa furba.
Comincerò col dire che, dannazione, non so nemmeno metterci un'immagine...quindi ci dovrò lavorare un pò.

Quindi, chiunque capiti su questa pagina prima che sia pronta...beh...dovrà avere pazienza!

Per quel che riguarda i contenuti...posso annunciare già da ora che ci saranno molte cose da leggere: giurin giurello, stavolta non abbandono il progetto. Vorrei sinceramente un pò di incoraggiamento, in questa nuova avventura che sa decisamente di follia!

"Il Bosco Segreto" prende il nome dalla mia metafora preferita...ma la conoscerete in seguito, non è ancora arrivato il momento giusto. Prendete nota delle mie parole: se continuerete a leggere questo blog, ci impegneremo insieme ad attraversare il bosco per vedere lo splendido sole che brilla oltre gli alberi. Là, proprio alla fine del sentiero, coperto da una roccia, c'è un passaggio tra i rami. Oltre ciò il Bosco finisce, le storie si fanno più vere ed il sole illumina tutti i sogni che vedono la luce.

Spero che abbiate la costanza e la voglia di accompagnarmi in un cammino fatto di fantasie, sogni e meraviglie d'ogni genere. Forse in questo luogo incontrerete personaggi che vi sono familiari. Vi prego di accoglierli con affetto. E di riservare alla vostra povera guida la premura di farle notare quando vi sta annoiando o non è puntuale.

Ma bando alle ciance, si comincia!
In bocca al lupo a me!