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lunedì 30 agosto 2010

Il vecchio cinema Harlem

L’estate, nella periferia Nord di Roma, nella vecchia Labaro, ha un odore molto particolare. D’estate, chiudendo gli occhi, si potrebbe immaginare di essere tornati indietro nel tempo e di non essere a venti minuti dalla grande Roma. L’estate, qui, ha ancora quell’odore dolce e un po’ passato degli alberi di fico che spuntano ad ogni angolo insieme ai rovi. L’odore polveroso dei rovi ai lati della strada racconta ancora di bambini inzaccherati che si tuffano nei campi con le loro biciclette e i pantaloni corti. A volte non ci si pensa, ma la grande Flaminia corre per la maggior parte parallela al nostro Tevere, e l’estate prende anche l’odore umido e stagnante del fiume, che all’inizio e alla fine del giorno, quando il sole gioca sull’acqua rendendo ogni increspatura uno specchietto dorato, sembra quasi perdere il caratteristico colore verde-marrone torbido e denso che ha preso negli ultimi secoli. Strano a dirsi e a vedersi, ma a pochi metri dalla strada, in mezzo alle canne e ai copertoni di macchina troppo sfatti per essere raccolti dai Rom, ci sono ancora anatre, aironi e nutrie, anche se qualcuno sospetta che le nutrie siano solo grossi topi e che i Romani abbiano un po’ lasciato correre la fantasia. Guardando oltre il fiume, poi, con l’odore dei fichi intorno e il frinire delle cicale che riempie l’aria calda, si riesce quasi ad ignorare il traffico, i treni e i grandi cavalcavia del Grande Raccordo Anulare. Si dimenticano per un attimo anche i bidoni e gli ombrelli rotti, nonché gli stracci abbandonati a testimoniare la presenza recente di un campo Rom, probabilmente abbandonato in fretta e furia una di queste notti. Si, ignorando tutto questo lo sguardo si può perdere in un passato faticoso, abusivo e rurale, fatto di mattoni, canneti e campi sterminati, a guardare i resti pacifici dei grandi edifici delle vecchie fabbriche. Quando gli abusivi erano i lavoratori di fabbrica italiani che avevano a che fare con gli alleati, che fumavano, si ubriacavano ed erano molesti quanto gli attuali extracomunitari. Poi dicono che la storia non si ripete.

I padri dei giovani del quartiere raccontano ancora di come le loro nonne che lavoravano in quelle fabbriche, cuocendo mattoni, tornassero tardi a casa, dei pasti poveri e delle giornate passate a pescare giù al fiume, a cercare rospi da far esplodere sui binari, sotto le ruote del treno. Sembrano racconti d’altri tempi, tempi in cui i Colli d’Oro erano davvero dorati da Marzo a Giugno, completamente ricoperti di fiori di mimosa. Gli stessi tempi di sfortunate corse tra i rovi, inseguiti dai cani pastore o proprio dai pastori armati di bastone, sperando di tornare indietro con una manciata di more da mangiare sul muretto con gli amici, tempi in cui la notte i ragazzi facevano gare di coraggio uscendo dal vecchio cinema Harlem, perché bisognava attraversare i campi e la pineta, per tornare a casa.

Ah, il vecchio Harlem. Se gli scheletri delle fabbriche fanno buona compagnia alle rovine romane, morti silenziosi nelle loro tombe all’aperto, il vecchio cinema è un fantasma irrequieto, pieno di ricordi e vivo sotto gli sguardi di tutti quelli che vi passano davanti. Il vecchio cinema è il nostro ascoltatore ideale. Dopo aver raccontato storie d’orrore fino a morirne è in grado di giudicare con imparzialità tutto quello che sta per abbattersi sul quartiere, un piccolo angolo della città più grande d’Italia. I protagonisti di questa storia potrebbero essere i figli di quei padri che hanno avuto gli incubi dopo aver fatto la conoscenza del vecchio Freddy Krueger nell’unica sala del cinema di quartiere. O forse il protagonista è proprio il vecchio cinema, che farà da palcoscenico designato e spettatore silenzioso, i vecchi infissi polverosi socchiusi come occhi stanchi nell’afa estiva. Chissà se il poveretto, tra assi e graffiti che decorano i suoi occhi, ci veda ancora così bene.

6 commenti:

  1. Da brividi, non ho parole: anche se non ho mai frequentato la zona, se chiudo gli occhi sono lì! Ho proprio bisogno di sentirmi incantato, grazie.
    Continua così, ti prego!

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  2. Nato e cresciuto a Colli d'oro, mi son sempre chiesto come fosse nel passato questo posto desolato e vuoto. Hai dato una spolverata di poesia a questo angolo di poesia, anche a me piace farlo. Grazie.

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  3. Sarebbe stato bello vedere l'Harlem attivo. Ma sono arrivato troppo tardi (1998)

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  4. L'ho visto nascere questo cinema.... e ora lo vedo morire! Nella storia aggiungo le "guerre" tra Labaro e i Monti! Tra Labaro e Prima Porta.... altri tempi!

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  5. Vero! Tutto abusivo, ma con tanto lavoro e sudore! E quanti morti su quella ferrovia che portava alle fornaci....

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