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giovedì 19 agosto 2010

Ritorno alla (ir)realtà

Detto…fatto.
Finalmente c’è la licenza Creative Commons sul blog: la vedete tutti?
Chi pensa che dovrei cominciare a scrivere cose sensate?
Chi pensa che posso continuare a blaterare di cose futili?
Chi pensa che non gliene frega proprio niente?
Chi si è stufato del gioco?

Bene.
Dopo questa citazione colta vi dedico un lampo di chiarezza avuto al rientro dalle ‘vacanze’.
Ero in treno, ancora mezza addormentata ma stranamente fresca. Me ne stavo nell’angolino, buona buona, con la mia borsetta di cuoio e la borsetta nera con Jack Skeletron, il mio innocuo portapranzo (con dentro il bento giallo con l’Happy Rabbit comprato al Romics dell’anno scorso). Me ne stavo lì a riflettere sul mio essere lì e somigliare a una qualsiasi segretaria di una qualsiasi città del mondo, solo che non era proprio così, perché in fondo io sono sempre Stefy e stavo appunto pensando che quello non era proprio il mio posto. Questi contorti pensieri metanarrativi, di prima mattina sono normalissimi. Ma non è questo il punto. Nonostante fosse il mio primo ufficiale rientro dalle ferie, mi sembrava di aver già vissuto la scena decine di volte. Infatti poi mi sono accorta di pensare qualcosa di simile a ‘cose nuove…’ e mi sono ricordata: stessa situazione del rientro a scuola. Stessa situazione di alienazione e insofferenza, stessa voglia di cambiare qualcosa, anche la minima cosa, per la disperazione della monotonia. Ve lo ricordate perché ci piaceva tanto il diario nuovo all’inizio dell’anno scolastico, meglio ancora se accompagnato da un bell’astuccio dai colori sgargianti e uno zaino nuovo di zecca? Per cambiare! Per illuderci di ricominciare qualcosa diverso, e non sempre nella stessa scuola, con gli stessi compagni di classe, di banco, di tutto!
E il mondo degli adulti – ho recentemente scoperto – è lo stesso! Mettere qualcosa di particolare nel bento, indossare una maglia nuova…cavolo, anche avere una penna nuova aiuta a fingere che non stiamo facendo tutti i giorni la stessa cosa.
Altro che The Matrix…il concetto di ‘struttura’ è radicato in noi molto più di quanto immaginiamo. La routine, la banalità, il grigiume degli uffici…annullano i neuroni della gente! Poi si chiedono perché nessuno va nei musei, perché la cultura sta morendo…non c’è più verso di pensare a cose nuove, brillanti, gioiose.
Il mio esempio? Mi alzo la mattina più o meno sempre alla stessa ora. Prendo più o meno sempre lo stesso autobus, la coincidenza con lo stesso treno, compro un cornetto nel solito bar e lo mangio per strada. Poi cammino fino in ufficio, apro la porta, poso il pranzo nel frigo, apro la finestra piccola, accendo il server, apro la finestra grande, accendo il mio pc e controllo la segreteria. Quindi mi siedo e faccio colazione. E questo solo nelle prime due ore e mezza della mia giornata: due ore e mezza che si ripetono sempre uguali! E’ totalmente folle!
Avere una routine è comodo, innegabile…soprattutto per una come me, che dimentica qualsiasi cosa le sfugga dalla vista per più di venti secondi. Però a forza di pensare “Chiavi, cellulare, altro cellulare, portafogli, portaspicci, chiavi studio, blocco appunti, penna usb, occhiali, fazzoletti…” almeno due volte al giorno, per assicurarmi di aver ricordato tutto…impazzisco!

In sostanza: perché ‘irreale’ il ritorno a lavoro?
Facile: come essere in un mondo a parte (e io me ne intendo), che non dipende assolutamente da te, non ti arricchisce se non in senso monetario, potrebbe andare avanti senza di te ed è totalmente identico a se stesso nella ripetizione quotidiana, settimanale, mensile, annuale…semplicemente irreale.

Al più presto qualche racconto o poesia,
Giurin giurello!

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