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martedì 19 ottobre 2010

La Terza Luna

La Terza Luna

I

Quando mi svegliai, quella sera, mi sembrò di essere nel posto sbagliato.
Ero nel mio letto. Intorno a me i letti vuoti delle mie Sorelle mi dicevano chiaramente che ero in ritardo. Con calma mi alzai e, senza guardarmi nemmeno una volta nello specchio, indossai i soliti abiti…e cos’altro avrei dovuto indossare?
Uscii dal dormitorio, fuori nella notte. Palme e banani e fiori colorati brillavano nella luce delle torce. Il profumo della resina bruciata dalle torce riempiva l’aria del villaggio.
Nessuno fece caso a me, che mi guardavo attorno come se improvvisamente tutto fosse nuovo, estraneo, come lontano da me. Sfiorai con la mano la corteccia di una delle Palme, mi guardai indietro e vidi che tutto era come ogni notte li. Le abitazioni di legno erano illuminate dalla luce delle fiaccole profumate, gente vestita di ogni colore girava per le strade parlando ad alta voce e ridendo senza nessuna vergogna.
Senza fretta raggiunsi la lunga scalinata che mi avrebbe portata nella piazza del Tempio, sentivo la voce del Primo Sacerdote scandire le parole di una delle Invocazioni finali. Avevo perso il Rito del Risveglio. Alzai gli occhi al cielo, era tardi. Una delle Lune stava per tramontare, la Seconda era già alta nel cielo.
Arrivai comunque in cima, spinta da uno strano istinto, semplicemente sapevo di doverlo fare. Durante il percorso incrociai lo sguardo di alcuni fratelli, che mormoravano le parole della preghiera. Pochi di loro sembrarono accorgersi della mia presenza.
La Fiamma Sacra ardeva di fronte al Primo, che cantilenava con gli occhi chiusi e le braccia tese verso il cielo. La tunica bianca risplendeva del rosso del fuoco, la scarlatta fascia sacerdotale scendeva oltre il petto, immobile, i pesanti ornamenti d’oro ammiccavano in scintillii scarlatti verso la folla di Sacerdoti e sacerdotesse li riuniti.
La serata era tranquilla, non sembrava esserci nulla di strano, o almeno non negli altri.
Quasi improvvisamente un brivido percorse la folla, sguardi nervosi vennero gettati verso le montagne. Mi strinsi nel maglione di lana dello stesso blu del mare, un po’ sbiadito dall’uso, che indossavo sopra la tunica azzurra. Nella piazza molte Sacerdotesse, come me, indossavano abiti della stessa fattura, le tuniche, semplici e grezze, erano di varie tonalità che andavano dall’azzurro scuro fino al grigio, passando per ogni colore che il cielo assume nella giornata.
Riflettendo sui Misteri del giorno, mi voltai verso le montagne, guardai le scure sagome appuntite dietro le quali il cielo era rischiarato dalla Terza Luna. Il vento gelido e cattivo che sempre la accompagnava mi artigliò il collo, insinuandosi nella veste ed arrivando sin nelle ossa, solleticandole e pungolandole fino a farmi lacrimare gli occhi. Con il cervello annebbiato da quell’improvviso quanto impossibile dolore (perché dolore era, lo sentivo nell’anima, come un intruso sgradevole e sadico) mi allontanai dalla piazza. Prima che potessi rendermene conto stavo fuggendo. Forse dalla folla di Sacerdoti, che continuavo ad urtare, forse dalla luce del fuoco sacro, forse dalle Lune che mi guardavano ghignanti nel cielo…ridevano di me?
Ma in quel momento sapevo dove andare.
II

Uscendo dall’acqua mi riempii i polmoni dell’aria calda e umida della stanza. Solo candele, grandi candele bianche, illuminavano quella stanzetta, piena del vapore proveniente dalla vasca in cui ero immersa e del silenzio delle donne che mi guardavano.
Nuda, ero appena rinata. Nuda, ora ero di fronte a loro, potevo uscire orgogliosamente dall’acqua e presentarmi, sebbene la mia non fosse stata una scelta. Loro mi guardavano, senza dire nulla. Due giovinette con i visi pallidi solcati da profonde occhiaie scure mi avvolsero in un grande telo bianco. Senza alzare lo sguardo sulle mie osservatrici mi concentrai sulla sensazione del tessuto morbido sulla mia pelle, osservai la trama perfetta del telo, e il bianco che ormai non vedevo da anni.
Mi asciugai con calma, respirando profondamente, cercando di non essere sopraffatta da quel vapore che, pur scacciando le fitte di gelo nelle ossa, minacciava di annebbiarmi i pensieri. Poi, traendo un ultimo respiro regolare, alzai lo sguardo e lasciai cadere il grande telo a terra, rimanendo ferma davanti a Loro. Erano vestite tutte di bianco, nessuna esclusa. Molte leggende mi erano state raccontate, ma non credevo che corrispondessero a verità. Bianche, incredibilmente belle, tutte contrassegnate dagli stessi due segni: i capelli biondissimi e il tatuaggio al centro del petto.
La mia pelle era ancora bianca, e così quella delle novizie, ma sapevo che ormai, dopo quel momento, nulla sarebbe potuto tornare come prima.
Una di loro, mi sembrò la più bella, così perfetta nell’aspetto e leggiadra nel movimento, si staccò dalle altre, facendo due passi verso di me.
-Lauviah, sai chi siamo?-
Chinai il capo, dolce il suono di quel nome. Forse una parte di me lo conosceva. La voce che lo aveva pronunciato era morbida, calma e risonante, autorevole e quasi secolare. Non avevo mai sentito nulla di simile, tra le mie sorelle.
Lauviah. Avrei dovuto dimenticare il vecchio nome, così aspro e duro alla pronuncia.
-Si, Signora. Mi è stato detto.-
La donna mi scrutava, sentivo il suo sguardo severo sul collo.
-Accetti di essere qui, di donarti a questo luogo e di farti portatrice dei Misteri Splendenti?-
-Si, Signora. Lo accetto.-
Una mano mi prese delicatamente il volto, le due giovani di prima mi stavano porgendo una veste che risplendeva dello stesso bianco. Solo ora notai che la donna che mi era di fronte indossava una catena d’oro e degli ornamenti della stessa fattura di quelli del Primo Sacerdote.
Mi vestii, le vesti morbide e lisce, così diverse dalla lana grezza e ruvida che avevo indossato fino a quel momento, sembravano fatte apposta per il mio corpo, scendevano in delicati panneggi sulle mie curve, esaltandole, non nascondendole come avevano fatto le informi tuniche azzurre.
Tirai un sospiro profondo, poi rialzai il capo e sistemai in una comoda crocchia i miei capelli, biondi anche loro e lisci come la preziosa seta di cui ero vestita. Lasciai ricadere le braccia lungo i fianchi, ero pronta.
Loro uscirono in una fila silenziosa davanti a me, rimasi sola con le due ragazze, che mi fecero strada lungo corridoi completamente bui fino a raggiungere una stanza, buia anche quella. Mi portarono ad un letto, morbido e già caldo, poi mi accorsi di essere rimasta sola.
E per la prima notte della mia vita dormii un sonno profondo e caldo, racchiusa in un bozzolo di seta fine e pregiata, senza ascoltare il respiro di altre persone attorno a me.
III

Il mio risveglio fu accolto da un insolito e quantomai confortante tepore, ricordo che la prima cosa che mi colpì fu la morbidezza delle lenzuola sulla pelle.
Nessuno che mi chiamava, nessun ritardo, non stavolta.
Mi alzai con calma, stiracchiandomi ancora avvolta da quel languido torpore che accompagna il sonno senza sogni e senza bruschi risvegli. Scossi dolcemente i capelli, morbidi e caldi sulla mia pelle, passai le mani sul volto e sul collo per svegliarmi.
Sentivo con chiarezza ogni più piccolo rumore, come se l’essere lontana dall’odore di resina bruciata mi avesse conferito un secondo livello di vista.
Senza rendermene conto cominciai a chiedermi se le mie Sorelle rimaste nella Notte avrebbero avuto la stessa reazione ad un cambiamento simile, e mi accorsi che non mi importava poi molto.
Misi i piedi giù dal letto, provando un piacevole brivido al contatto del freddo pavimento. L’aria della stanza era calda e leggermente profumata, non c’era odore di torce di nessun tipo, eppure un piacevole e delicato profumo si spandeva nell’aria.
Mi guardai attorno, socchiudendo gli occhi alla tenue luce che sembrava provenire da una fessura della parete, e mi accorsi di non essere sola.
-Vedere il primo risveglio nel Giorno di una nuova Accolita è sempre qualcosa di molto intimo…sei bella, Lauviah, lo sapevi?-
Arrossii involontariamente sotto quello sguardo. Era la bellissima donna che avevo identificato come Somma, che sedeva su una morbida poltrona illuminata da quella Luce dorata e chiarissima. Le risplendeva tra i capelli, acconciati in una morbida crocchia, con lunghi riccioli che scendevano sulla fronte rosea e per nulla pallida come era stata la mia.
E l’avrei ricordata così per gli anni a venire, seduta nella Luce, splendente di quell’arcana gioia che ancora non comprendevo.
Abbassai lo sguardo, e sentii chiaramente i suoi movimenti. Venne verso di me e piegò un ginocchio abbassandosi con grazia per incrociare il mio sguardo. Il suo sorriso era la cosa più bella che avessi mai visto, aveva qualcosa di luminoso che riusciva a commuovermi ogni volta che lo guardavo.
Mi prese gentilmente la mano, invitandomi ad alzarmi. Il mio cuore batteva più velocemente del normale, quella pelle era come la seta delle lenzuola, e poi era così calda…
Chiusi gli occhi per un momento, poi mi alzai seguendola.
-Signora…dove stiamo andando?-
Chiesi dopo aver attraversato dei corridoi bellissimi, con statue che ritraevano leggiadre fanciulle e i loro uomini. Tutto era avvolto di quella luce tenue e bellissima, che entrava nei miei occhi riscaldando ogni parte di me.
La Somma non rispose, ma vidi che stava sorridendo. Mi condusse avanti ancora per un poco, poi si fermò davanti ad una porta con intarsi stupendi. Mi guardò, poi aprì la porta.
Non ero preparata ad uno spettacolo simile. Eravamo sulla montagna, davanti a noi un sentiero scendeva fino alla sua base. E davanti a me c’era il cielo. La vista si annebbiò, lacrime di stupore e di felicità mi bagnarono le guance. Il cielo era azzurro chiarissimo, profondo e brillante.
E nel cielo brillava una palla di fuoco, la fonte di tutta quella Luce.
-Benvenuta nel Giorno. Il Sole ti saluta, piccola mia.-

IV

Per la prima volta vedevo la Luce , capivo cos’era il buio che aveva sempre avvolto la mia vita.
Per la prima volta sentivo un calore naturale e vedevo il colore delle cime degli alberi.
Quel paesaggio era sempre stato la, aspettando solo che io mi svegliassi al momento giusto. E non lo avevo mai visto. Quella luce bianca e metallica che aveva sempre illuminato la mia figura me lo aveva nascosto, quella stessa luce che aveva sempre mantenuto così dilatate le mie pupille, pronte a raccogliere il più fievole raggio, il più fievole contorno.
Era proprio questo che afferravo, prima: i contorni. E non le trame, i colori, se non quelli illuminati dal rosso delle torce e dal bianco delle Lune. E cos’erano quelle figure per me se non ombre? A cosa mi serviva distinguerle, se ora, ad appena un giorno dal mio risveglio in questa Luce, mi accorgevo di non aver mai riconosciuto i lineamenti, mai le sfumature della pelle, mai le espressioni dei volti, spesso indistintamente fredde, spesso nervosamente cangianti nella mutevole luce di una fiamma, calore fittizio, piccola scintilla di una luce che brillava altrove.
E questo calore, la pelle che si tinge leggermente di rosso, che brucia facendo scorrere brividi in tutto il mio corpo. Le vesti bianche che, sottili, sfiorano quel bianco velo che mi ricopre, il tessuto fresco in così dolce contrasto col calore della carne.
È questo contrasto, la possibilità di sperimentare il vento fresco sulla pelle ed allo stesso tempo il calore dell’Astro.
E Lui. Ne sono già innamorata, come potrei farne a meno?
Una volta sola l’ho visto nascondersi dietro le montagne, e quell’unica volta ho pianto, tanto forte era il desiderio di continuare a vederlo. Lasciandosi dietro una linea di sangue vermiglio, Lui è scomparso, lasciando me sola.
Ma non ho voluto incontrare la Notte , non di nuovo. E l’attesa del Giorno è stata dolce come nient’altro, piena di immagini e visioni, ore durate un solo momento, a sua volta durato ore. Poi qualcosa mi ha chiamata, svegliata, ed in ginocchio ho assistito al miracolo del Giorno.
La nascita del Sole dall’acqua, sua madre. Il tenue rosa, come pelle di neonato, mutato poi in fragile fior di pesco, ed infine in Luce pura.
In ginocchio, a braccia aperte ho aspettato il Suo caldo abbraccio. Ed è arrivato.
Ho saputo che questo è il mio posto e che il mio volto, che ho veduto per la prima volta riflesso in fine argento, è destinato a raccogliere quei raggi, a portarne i segni.
Tanta bellezza, tanta luce. Un dono, e nient’altro.
Posso ripensare al mondo di Notte in cui vivevo fino a poco tempo fa, posso ricordarlo, ma non posso rimpiangerlo. L’assenza di tutto ciò che qui è espressione di Vita mancava, niente era certo, tutto immerso in una polla d’oscurità che feriva l’anima.
Una lama argentea, ecco cosa mi ha trapassato il cuore, in quell’ultima sera. Quella Luce infine fu vera lama, metallica quanto il ferro forgiato nella Notte, creato per ferire, non per adornare vesti e corpi. E quella lama non ebbe pietà, calò sull’anello debole, perché questo ero: non sopportavo più il freddo, l’oscurità e quella parvenza di vita che la Notte riserbava ai suoi adepti, con i loro riti, le loro cantilene volte all’intorpidimento dei sensi e della mente, le loro poche, vuote parole che cadevano nelle strade notturne come pesanti macigni.
Ma ora l’azzurro del cielo mi ha liberata.

Vita da Blogger

Wow...mi sono presa un sacco di impegni da Settembre a questa parte.
Il più evidente, forse, per voi che mi seguite, è quello di scrivere un blog. Mi ero ripromessa di aggiornarlo due volte a settimana...però alla fine ho saltato un sacco di volte...ehhhh...sono una donna impegnata. Chissà se anche il blogger medio ha tutte le cose da fare che ho io.
Sapete, la prima volta che mi hanno chiamata blogger non ci ho pensato. Ma l'idea che mi da la tipica ragazza che scrive blog è quella di una un pò sfigata che si sfoga sul net. Cavolo, credevo di aver passato quella fase dopo...dopo i 16 anni. Poi mi sono fatta un gruppo di amici, ho cominciato a frequentare assiduamente la mia BFF (e quindi a sfogarmi con lei), a scrivere e...a diventare una persona meno asociale di quanto non lo fossi da piccola. Non da piccola piccola. All'asilo fomntavo rivolte maschiVSfemmine e guidavo spedizioni armando i bambini di bastoni appuntiti. No, mi riferivo al periodo fine elementari-inizio medie, quando lungi dal proseguire sulla buona strada sono diventata quasi il brutto anatroccolo della classe (incredibile, eh?).
Altra cosa che mi lascia riflettere...il gioco online by chat. Ogni volta che rimango da sola per troppo tempo ricado nella vecchia tentazione. Stavolta mi ero anche organizzata bene ma i miei buoni propositi non sono sopravvissuti al ientro di Pit. Quando puoi assare il tuo tempo svaccata sul divano del fidanzato a guardare telefilm intelligenti...perchè giocare online?
Terza cosa che ho abbandonato? Scrivere? Di nuovo? Santo cielo...ho pensato almeno un paio di storie nuove da quando è tornato Pit...ma non ho avuto il tempo di metterle nero su bianco. Non ho più il tragitto in autobus, non ho più la pausa pranzo, e devo impegnare ogni momento in casa a socializzare con i miei familiari. U-hu...devo trovare un modo, mi sa. Come dice lo zio Steve, devo trovare la mia porta da chiudere.
Poi ovviamente c'è l'impegno in parrocchia, che quest'anno fatico così tanto ad affrontare, per mille motivi. Mi sto già impegnando, ma...com potrà andare avanti? Dall'inizio dell'anno pastorale sono già stata assente...due volte. Tre se contiamo il prossimo WE a Lucca. Quattro se contiamo anche il WE dopo, al live di Alae Noctis. Mh...brutta media, prima di Natale. La cosa che mi rincuora è he quest'anno il nuovo sistema regge anche senza di me.
Non credevo che non sentirmi essenziale fosse così liberatorio.
Ma non sarà così per sempre. Dipende dagli accordi che verranno presi.
Comunque. Il quarto impegno? Il mio libro, santo cielo! Devo fare l'ultima revisione e spedire tutto al più presto, altrimenti si dimenticheranno di me...e vorrei riuscire  vederne una copia prima di Natale!
Indovinate ora che farò? Vi regalerò una piccola perla scelta attentamente e poi mi metterò a rivedere il libro, così da inviare tutto il materiale entro stasera!

A presto-presto!

lunedì 4 ottobre 2010

Aggiornamenti

Premetto che se ne avrete la pazienza, nel tempo leggerete un sacco di post con questo titolo. Dovete perdonare la mia assenza nell'ultima settimana e mezza, ma sto affrontando il classico periodo di preparazione al nuovo anno. Avete notato come pur non andando più a scuola l'anno nuovo continua a cominciare a Settembre anzichè a Gennaio?
Nello specifico, sto aspettando alcune notizie importanti. Molto importanti, per la mia vita in questo momento. Sembrerà una cosa banale, ma ho scoperto come, per l'ennesima volta, potrei rimanerci davvero, davvero male, se le cose non vanno come spero.
Che dire? Niente. Non posso dirvelo, mi dispiace. Vedete, ci sono momenti in cui, un pò per orgoglio, un pò per paura, non si possono raccontare i problemi alla prima persona che passa. Così, essendo questo un blog molto pubblico, non posso confessare le mie preoccupazioni immediate a voi, cari amici e lettori, in quanto ne va della privacy di altra gente.
E poi sarebbe scorretto da parte mia cercare di chiedere l'aiuto del pubblico, soprattutto in una situazione in cui ho fatto della mia correttezza il punto fondamentale. Umiltà e fede verrebbero meno nel momento in cui 'qualcuno' venisse a sapere quello che ho saputo io...così eccomi qua, a sfogarmi senza dire davvero cos'è che mi causa una rabbia davvero profonda.
La cosa che trovo assurda è che le uniche persone che potrebbero aiutarmi sono quelle che risentirebbero di più nell'evoluzione attuale degli eventi. E sono le uniche a cui non ho il coraggio di dire niente.
Adesso devo trovare un'argomentazione valida che mi disincagli dal problema oppure trovare la forza e la costanza di tener fede ad una promessa.
Sperate con me che tutto vada nel migliore dei modi, vi prego. Mi sono stufata di fare a capocciate col mondo.