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mercoledì 10 novembre 2010

A 4 mani

Un piccolo esperimento che prima o poi era decisamente dovuto. Io apro il post. Ora a te la palla, cara la mia falena!

7 commenti:

  1. Non è luce quella che vedo, non è calore quello che sento, non è il sapore di fumo e di legna che mi si appiccica al palato e si rotola sulla mia lingua. Seppure davanti a me quel fuoco scoppietti so bene che è una delle tante forme della mia mente, una di quelle create per dare spazio a una finzione. Mi piego con grazia che non mi appartiene perche anche questo è frutto di un desiderio e non della realtà,raccolgo quel piccolo bocciolo che la visione s'è lasciata cadere dai capelli raccolti. Mi si sgretola tra le mani come fumo e poi non ne rimane traccia. Quello no, non mi apparteneva nemmeno al mio desiderio, nemmeno alla mia mente, quello era proprio della visione che ho cercato di accogliere come un bravo ospite, ma che come mio solito ho fatto fuggire con sdegno. Desidero troppo, voglio troppo. Avrei creato un castello di infinite stanze, avrei voluto oro e legni pregiati, ma non sarebbe servito allo scopo, volevo inutilmente sembrare d'animo umile. Maledetto me, me la sono lasciata scappare e ora ne paghero le DOLOROSE, REALI, conseguenze.

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  2. Perchè un sogno non è per forza solo un'immagine della mente. Quando ero bambino sognavo di aprire una porta e di trovarmi là, dove non sarebbero esistiti i miei problemi. Ne disegnavo i contorni, nella mia mente, definendo i particolari dei miei desideri, modellandoli secondo quanto non avrei mai avuto. I colori più vivi, che catturavano il mio sguardo e appagavano quel senso di desiderio nel semplice dire 'MIO'. Le morbide forme che non avevo ancora cominciato a comprendere, ma che quietavano un senso di vuoto ancora difficile a definirsi. Un giorno trovai quella porta, e quando la varcai per la prima volta era tutto come mi aspettavo che fosse. Tutto lucido,pulito, brillante. Col passare del tempo e col visitare quel luogo sempre più spesso, la mia mente aggiunse particolari. Il tempo ebbe la sua manifestazione in una pendola che tuttora mi fissa arcigna e che batte inesorabilmente i secondi. Agli angoli di quel mio luogo comparvero delle tenebre, sempre vive ai confini della coscienza. E poi cominciai ad incarnare quelle visioni, che si disfacevano come il bocciolo, frutto di altre anime, punto d'incontro che si risolveva sempre nella stessa sensazione di polveroso fallimento...

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  3. Aprii gli occhi lentamente, per darmi il tempo di percepire la realtà un po' per volta, come quando si cerca di abituarsi all'odore di stallaggio, inspirando una alla volta le ondate di sudore animale e letame. I senti tornarono a precepire l'aria fredda sulla pelle, l'odore delle coperte sintetiche e polvere e l'angusta opprimente dimensione della piccola stanza. Mi ci erano voluti anni per appurare la mia capacità di dominare il livello superiore, mi ci era voluto tempo per allargare il mio capo visivo e percettivo a quelle visioni estranee, ma ancora ero così stupido da dimenticare che io per loro potevo essere un libro aperto in quel livello, che li Loro potevano percepire la mia smania e il mio desiderio se non ero attento a mascherarli adeguatamente. E quella smania e desiderio si rappresentavano come dettagli comuni, un piccolo topolino che cercava di divorare il mantello prezioso della visione ospite, un corvo che bussava con insistenza alla finestra.

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  4. No, il corvo non era rimasto di la...era ancora sul davanzale, che beccava con insistenza sul vetro, gracchiando il suo richiamo. Probabilmente era stato lui a richiamarmi alla coscienza. Sapevo esattamente da dove veniva, ma per un momento sperai comunque di poterlo lasciare chiuso fuori. Poi il suo sguardo vacuo miriportò in me: non potevo non leggere il messaggio che portava legato alla zampa. Ero ancora legato ad un patto, e in quel momento ero in missione. Coì vicino alla mia preda, sarebbe dovuto essere un gioco da ragazzi trovarla nel mondo etreo, eppure mi ero lasciato distrarre. Non ero preoccupato che il messaggio contenesse un rimprovero. LEI non poteva saperlo. Non ancora, comunque. Il che lasciava solo una seconda ipotesi: complicazioni. Che equivalevano a una brutta nottata...

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  5. Il messaggio non poteva essere più chiaro di così:" I tempi sono cambiati, hai solo due giorni".Il corvo non aveva atteso la mia risposta, era volato via così come era arrivato, come se sapesse perfettamente che a LEI non si risponde, al massimo si annuisce con timore. Sospirai, strinsi nella mano quel piccolo pezzo di carta,cercando nella mia mente una soluzione. Due giorni di tempo per poter attirare quell'anima in particolare, non una qualsiasi, una meravigliosa anima sfuggente che cominciava a darmi filo da torcere, attenta inconsapevolmente ai dettagli e quindi più difficile da catturare. Legare quell'entità ad un PATTO, semplicemente, così come io ero stato legato a mio tempo, sempre che la parola semplicemente potesse descrivere lo snervante impegno e le difficoltà che una simile operazione comportavano. E poi.. bhè del poi non mi sarei dovuto interessare se mi importava minimamente di poter continuare a varcare il livello superiore, in cui ora camminavo con il timore di chi ha rotto un bicchiere e deve avanzare scalzo tentando di non ferirsi. Cosa LEI avrebbe fatto di quella pura anima dalle impressionanti capacità non era proprio affar mio.

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  6. Avevo bisogno di rifocillarmi, prima di intraprendere di nuovo il viaggio breve e infinito alla volta dell'Etereo. Mi alzai dal giaciglio scarno diretto alla dispensa. Il rifugio che avevo trovato non era ospitale quanto il luogo in cui ero diretto. Il fuoco stava ormai morendo nel camino e la luce debole illuminava appena le magre provviste rimaste. Due giorni. Non sarei arrivato al razionamento, quindi avrei potuto abbondare, stavolta. Formaggio e pane stantio coperto da un abbondante strato di miele. Serviva energia sopra ogni altra cosa. Presi anche una fetta di carne secca, e altro pane con il miele. Quando fui sazio, mi stesi di nuovo, abbandonandomi al richiamo della luce.
    E d'un tratto fu sorprendentemente semplice. Era il suo opposto, bastava cercare quello che non apparteneva alle tenebre, ed eccola là, vestita di bianco, un sorriso dipinto sul volto. Era assediata dalle tenebre, ma non sembrava preoccupata. "Sono abbastanza potente per voi. Tutti voi." Disse. Poi venne la luce, e il canto ebbe inizio.

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  7. Come se la primavera germogliasse a velocità impressionante intorno a lei, su di lei,ad ogni nota della melodia che scaturiva dalla sua bocca e da ogni poro della sua pelle, piccoli fiori rami carichi di foglie cominciavano a sbocciare creando piccole bocche fatte di corolle variopinte che sembravano divorare con grazia quella tenebra che prima predatrice adesso diventava preda di tutta quella bellezza. Ogni rivolo e turbine di ombra passava dalle corolle e si trasformava in gocciolante brina sui petali variopinti in uno spettacolo impressionante, bello ma che mi turbava profondamente.Cominciavo a comprendere le capacità di quell'anima nel SOGNO e non ero certo di poterla fronteggiare , dovevo ricorrere a qualche trucchetto, e sopratutto dovevo far si che la mia proiezione del SOGNO non lo rivelasse, cosa possibile quando è la propria anima ad essere esposta e palesata...

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