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giovedì 1 dicembre 2011

Profeti... di cosa?

Colgo l'occasione della seconda Domenica d'Avvento per accennare un argomento controverso: i Profeti.
"Come sta scritto nel profeta Isaia: Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero: egli preparerà la tua via. Voce di uno che grida nel deserto: preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri."

Sono il secondo e il terzo versetto del Vangelo secondo Marco, che si riferiscono a Giovanni Battista, ultimo dei Profeti, che annuncia la venuta di Gesù. Mi ricordo che, quando ero piccola e cantavo proprio quelle parole, la domenica, con mio padre ci divertivamo ad immaginare quest'uomo coperto di pelli che urlava nel bel mezzo del deserto, da solo. Non era difficile capire lo stupore della gente, di quelli che lo vedevano e probabilmente pensavano che fosse completamente pazzo. Sono sempre rimasta affascinata dalla figura del Battista. Pensate: era il cugino carnale di Gesù. Infatti Elisabetta, sua madre, era la cugina di Maria, nata sterile. Le fu concesso di avere un figlio, nato solo pochi mesi prima di Gesù, che sarebbe stato l'ultimo dei Profeti e avrebbe fatto una fine orribile (avete presente il gioco preferito dei piccoli Gesù e Giovanni: "Testa o croce?").
Allora immaginate questo ragazzo che sa di avere un cugino più piccolo ma molto simile a lui, e a un certo punto scopre di dovergli aprire la strada perchè sarebbe stato 'più grande di lui'. Ora a parte le varie missioni divine e tutto il resto: riuscite ad immaginare la vicenda umana che c'è stata dietro? Immaginate come siano cresciuti i due bambini, o la vicinanza delle loro madri, tutte e due consapevoli di quello che comportavano i loro parti fuori dal comune (non è che gli altri Profeti e Prescelti del Signore avessero avuto vite tutte rose e fiori, prima di loro...). Immaginate realmente come dovessero sentirsi sia le madri che i due pargoli?
Ecco... secondo me la situazione della famiglia di Gesù è molto indicativa di cosa voglia dire essere 'Profeta'.

Quello che la gente non sa (o non ricorda).
Chi sono, se ci sono, i Profeti dei nostri tempi? Da cosa si riconoscono?
In realtà la domanda - per i Cristiani - ha una spiegazione talmente semplice che fa quasi ridere. Vi spiego perchè. Secondo gli usi della Chiesa Cattolica tutti coloro che ricevono il Dono dello Spirito Santo sono chiamati ad essere Sacerdoti, Re e Profeti. Ora, lasciando per il momento da parte le prime due 'vocazioni', mi soffermerei sulla terza. Innanzitutto: come si 'riceve' lo Spirito Santo? Sempre secondo la tradizione Cattolica attraverso i Sacramenti, quindi prima di tutto con il Battesimo. Ora... una buona fetta della popolazione Italiana è battezzata. Vuol dire che siamo tutti potenziali Profeti? Che avremo tutti le visioni, parleremo coi roveti ardenti, andremo in giro sui carri di fuoco e così via?
Beh... onestamente sarebbe simpatico, ma... si alla prima e no alla seconda. Non credo proprio che funzioni così. Al giorno d'oggi ci vogliono Profeti un po' più pratici, anche perchè io vivo a Roma: avete idea di che guaio sarebbe cercare di parcheggiare il carro di fuoco?

La risposta è nella domanda lasciata in sospeso nell'ultima riflessione. "Leggere i Segni dei Tempi". Questa costruzione sintattica molto simpatica è stata usata per la prima volta negli Atti degli Apostoli, ed è stata ripresa da Benedetto XVI a proposito della situazione della Chiesa. La situazione era quella che stiamo analizzando noi stessi: i primi discepoli di Gesù, gli Apostoli stessi e i membri delle prime comunità cristiane sorte intorno a loro, cominciavano a sentirsi spaesati. L'avvento di Gesù aveva cambiato un bel po' di cose nelle loro vite. E la sua ascesa al cielo li aveva lasciati pieni di dubbi. I primi apostoli  non sapevano bene come fare a continuare a predicare e mettere in pratica quello che Gesù aveva lasciato loro. E non avevano più una guida. La Chiesa, ora come ora, ha una guida. Ma ovviamente il mondo sta cambiando e anche la Comunità Cristiana si deve adattare perchè il messaggio non vada perso.

Ecco che arriva la nostra soluzione: leggere i Segni dei Tempi. Ovvero aprire gli occhi, guardarsi intorno, vedere quello che succede in giro e cominciare a lavorare di conseguenza. Nella Bibbia i Profeti vengono indicati come fari che rischiarano le tenebre. Vero è che non tutti i Profeti sono stati ascoltati, sul momento. Come si dice: "Nemo propheta in patria". Infatti i matti che gridano nel deserto è più facile che finiscano alla neuro piuttosto che essere ascoltati.
Quindi, se la prima parte dell'essere un Profeta è cercare di guardare al mondo nella sua interezza e ai problemi per quel che realmente sono, la seconda è sicuramente trovare le parole per comunicare le proprie scoperte al mondo, per dargli modo di capire a sua volta. Magari vi sarà capitato, qualche volta, di saper interpretare una situazione con più lucidità di altri, e magari avrete anche fallito nel tentativo di risolverla prima che degenerasse. Oggi vi sprono ad essere Profeti fino in fondo e a non desistere mai, di provare sempre a guardare le cose per come sono e di non aspettare che le disgrazie si abbattano sul mondo perchè tanto nessuno vi sta a sentire. Provate a fare qualcosa! Tirate fuori la voce (e rimboccatevi le maniche, ovviamente)! Io credo che l'azione sia un diritto e un dovere di tutti quelli che 'vedono' i problemi, perchè non si può sempre aspettare il miracolo. Bisogna agire e cercare di fare qualcosa di concreto. E questo vale nella vita di tutti i giorni come nei temi sociali più grandi di noi.

E se anche doveste fallire, se anche non dovessero ascoltarvi, non dimenticate di citare una frase famosissima tra i Profeti di un tempo: "Io ve l'avevo detto!" (ma non prendeteci l'abitudine... con il tempo diventa una frase molto amara...). Scherzo, se anche doveste fallire saprete nel vostro cuore che avete fatto il possibile. E questo è fare il Bene. I Miracoli non sono alla portata di tutti...

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