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martedì 23 aprile 2013

Istruzione

Leggevo un articolo dell'Egr. Dott. De Mauro, corrispettivo delle muse per quanto riguarda la linguistica e sociolinguistica in Italia.
Il fatto è che ha ragione, quando dice che il problema dell'istruzione va cercato in tutti i 150 anni dell'unità, e non negli ultimi 10. Da tempo, con i miei genitori e alcuni amici teatranti si pensava ad uno spettacolo dal titolo "Sottobanco: tutto quello che non vorreste sapere e che succede quotidianamente nelle scuole".
Perchè credetemi, se la gente sapesse cosa succede nelle aule durante le ore scolastiche, dove si suppone che i bambini vengano curati per diventare delle persone utili alla società. O quantomeno delle persone... qualcosa di diverso dalle scimmie, insomma!

Cominciamo dalla materna. Una volta alla scuola materna si imparavano un po' di cose come lo spirito di gruppo, la socializzazione, a fare qualche canzoncina stupida... e magari anche le basi della manualità. Non dico scrivere, ma quantomeno tirare una riga dritta. Non dico leggere, ma almeno ad ascoltare una storia per intero, in silenzio. E adesso? 
No, adesso leggere e scrivere sono sopravvalutati, se al bambino non va di mangiare gli facciamo preparare qualcosa di diverso, e se si annoia può giocare o parlare con gli altri bambini.
Questo porta a carenze gravi nelle capacità di concentrazione, mancanza di voglia di impegnarsi nelle cose, anche quelle stupide, e generalizzando molto, un impoverimento fondamentale della facoltà dell'apprendimento. Perchè un bambino che alla scuola materna non riesce ad ascoltare 10 minuti di favola, non può arrivare alla scuola elementare e prestare attenzione per un'ora di seguito, giusto?

Passiamo ad analizzare la scuola elementare. Una volta serviva ad imparare a leggere, scrivere, far di conto ed imparare le basi della cultura generale (Geografia d'Italia e d'Europa, Storia fino al 19° secolo, nozioni scientifiche di base e pillole di letteratura). Allo studente di scuola elementare era richiesto innanzitutto il grembiule, che serviva a combattere le differenze sociali e a spronare una socializzazione più fluida, serviva oltretutto a non far litigare i bambini su cose come 'la moda' o le ultime tendenze in fatto di merchandise. A scuola erano vietati i giocattoli (che uno cercava sempre di far entrare di contrabbando), che se trovati venivano sequestrati e riconsegnati solo ai genitori. Era richiesto di fare sempre i compiti, pena la 'sgridata' davanti a tutta la classe, e i compiti venivano sempre valutati. Era richiesto di avere una grafia ordinata e di fare le 'cornicette' sui quaderni, un esercizio di precisione e di attenzione che aiutava poi a fare meccanicamente le cose al meglio. Era richiesto di imparare lunghe poesie a memoria (dopo averle trascritte quelle dodici volte, prima che mamma fosse contenta del risultato) e di ricordarle anche nel corso dei cinque anni. Si insegnava a cantare e a disegnare, anche da canzoni e dipinti famosi. E adesso?
Adesso io li ho visti i quaderni dei bambini. Se è stato fatto un esercizio su due può andar bene (e se il bambino non lo sa fare è colpa delle maestre). Se il bambino viene sgridato di fronte alla classe, poverino si mortifica, e mamma e papà parleranno poi con le maestre. I grembiuli ci sono ancora, ma ormai i bambini discutono su chi ha la consolle migliore o il televisore più grande, quindi i vestiti passano in secondo piano. Se una maestra sequestra un qualsiasi oggetto personale ad un bambino, rischia la causa. Ordine, precisione, attenzione e studio? Non ci siamo. Le penne cancellabili vengono usate fino alle scuole medie. Gli esercizi che non riescono vengono brutalmente sbarrati e cancellati, i pasticci di ortografia e grammatica spesso non vengono nemmeno corretti. Se il bambino non vuole fare un esercizio non può essere obbligato, non esistono più punizioni. Ci sono però le 'stelline', gratificazioni che senza la loro controparte negativa e senza effetti reali (come la nota frase "A ricreazione stai seduto vicino alla maestra") non vengono percepite. "Se non lo fai bene non ti dò la stellina." ha detto una maestra a un pargolo di seconda. "Già me l'hai detto, ma chi se ne frega de sta stellina?". E quando ti senti rispondere così, cosa fai?
Leggere? Scrivere? Sopravvalutati. Nessun dettato, nessun "Copia questa frase cento volte.", nessun "Riscrivi da capo la pagina: è disordinata.". No, ci sono le fotocopie, e i compiti sono a crocette. Mica come quando dovevi far entrare la risposta in quattro righe da 5mm scarsi. Leggere è uno scherzo. Meglio guardare i DVD. Poi quando a metà del cartone il bambino indica il protagonista e fa "Chi è quello?" capisci che qualcosa non va. E noi che avevamo la tessera della biblioteca...

[segue nella prossima puntata... ]

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